I Radicali e la Ditta

Perché i Radicali? È la domanda che vari dirigenti del Pd mi hanno fatto in questi giorni. A cosa servono le primarie del centrosinistra? Ho risposto. Queste primarie devono innanzitutto ricostruire e ridefinire il centrosinistra italiano, partendo dalla politica e dalle politiche ancor prima che dalle candidature. Dobbiamo ritrovare un legame con gli elettori, indicare la via per passare da una democrazia normalizzata ad una normale, da una illegalità diffusa ad una nuova cultura delle regole, da un “antili- berismo senza liberismo” ad una nuova politica liberale e sociale, cioè una politica delle libertà e delle regole per fare una vera giustizia sociale, per creare un nuovo «Stato delle pari opportunità». Il lavoro rimane una questione di grandissima importanza. Ma non lo tuteliamo aumentando le tasse e la spesa pubblica o tornando alle partecipazioni pubbliche, a meno che non vogliamo fare altre belle operazioni come Alitalia, o creare futuri drammi come l’Ilva.
E ci sono anche nuove esigenze della società a cui la sinistra italiana deve ancora aprirsi veramente, come i diritti universali, le esigenze ambientaliste, le liberalizzazioni sociali ed economiche, le legalizzazioni, a partire ad esempio dalle droghe leggere. Invece, quanta timidezza, quanta riluttanza del Pd a compiere scelte nette su queste priorità...! Le primarie sono l’occasione per ritrovare coraggio e slancio. Se vogliamo veramente ripartire, dobbiamo collocare al centro del nostro dibattito il dialogo con i radicali, i liberali di sinistra, le forze politiche e civili che avevano dato vita nel 2006 alla Rosa nel Pugno, i tanti elettori delusi dalla mancata “rivoluzione liberale” berlusconiana. Dobbiamo rivolgerci ad un elettorato laico, liberale, europeo e di sinistra, deluso dalla nostra falsa partenza e che oscilla tra Grillo, Italie future e astensionismo in attesa di una nuova prospettiva politica.
Sono convinto che i nostri elettori siano molto più vicini della dirigenza storica del Pd alle battaglie di libertà, antiproibizioniste, per l’avvento di una vera democrazia aperta, maggioritaria e presidenziale, per la riforma della giustizia e delle car- ceri, per l’Europa democratica. In sostanza, per la libertà di scelta e di cittadinanza. Se vogliamo passare da una tattica delle alleanze, aritmetica, e perdente – perché non ci permetterebbe di governare neanche se vincessimo – ad una politica delle scelte di società, questi temi sono cruciali e dobbiamo portarli avanti con chi ci crede ed è credibile per farlo, come i Radicali.
Cancellando i veti del passato, anche recente, lavorando veramente per una sinistra che sia luogo di incontro e di battaglie comuni, tra laici e cattolici, per valori da noi troppo spesso più enunciati che praticati. Quei valori cristiani, ad esempio, che dovremmo seguire dando forza alla battaglia per l’amnistia anziché, come alcuni hanno detto e fatto alle elezioni laziali, preferire Polverini e Fiorito a Emma Bonino. Temi che vanno ben oltre la rottamazione e che richiedono la profonda trasformazione della ditta, certamente. Ma soprattutto, dettaglio da non trascurare, temi che interessano chi ci deve poi votare e fare governare...
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