I radicali denunciano gli sprechi della Camera «In 13 anni spesi 586 milioni di euro in affitti»

Per Marco Pannella è la storia di «un gruppo di amici, alcuni stanno alla Camera dei deputati e altri in una società immobiliare, la "Milano 90 srl"». Il sodalizio, accusa il leader radicale, sarebbe nato e cresciuto sugli immobili. Al punto da confezionare «Un cadeau» da 586 milioni di euro che la Camera ha pagato, a partire dal 1997, per l'affitto, la pulizia e il servizio mensa di 5 palazzi, tutti nelle vicinanze di Montecitorio, tra Fontana di Trevi, via del Tritone e piazza San Silvestro.
Edifici che ospitano gli uffici dei deputati, delle loro segretarie e portaborse. Se della vicenda adesso si torna a parlare (ne avevano già scritto Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ne «la Casta»), lo si deve all'insistenza di Rita Bernardini, parlamentare radica le, che da due anni preme per avere la documentazione di contratti e rogiti. E anche, indirettamente, al presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha messo online tutte le spese che sostiene Montecitorio, da quelle immobiliari ai 590 mila euro l'anno pagati per i corsi d'inglese o gli 810 mila euro per la cancelleria, calcolatrici, taglierine e lavagne magnetiche. La storia del «cadeau» comincia nel 1997, quando Montecitorio decide di allargarsi, mettendosi alla ricerca di fabbricati prestigiosi. La scelta, nel periodo in cui è presidente della Camera Luciano Violante, cade su quattro stabili nei dintorni di Fontana di Trevi. A farsi avanti è il costruttore Sergio Scarpellini - solide amicizie bipartisan, proprietario di una della maggiori scuderie italiane e di un immenso patrimonio immobiliare nella Capitale - che bussa per proporre i suoi palazzi a due passi da Montecitorio.
A dire il vero i primi edifici che offre ancora non sono suoi, anche se l'imprenditore è a un passo dalla conclusione dell'affare. In effetti li sta ancora trattando con gli allora proprietari (tra cui Telecom ed Enel), e questo lo si capisce anche (la quel che c'è scritto nel contratto d'affitto stipulato per il primo immobile, tra via del Tritone e via del Pozzetto. E che Rita Bernardini è riuscita a farsi consegnare» li deputato radicale, ieri alla conferenza stampa per la presentazione del dossier, infila gli occhiali e scandisce ad alta voce le parole dell'accordo: «Premesso che la Milano go srl ha in corso di acquisizione la proprietà e disponibilità del compendio immobiliare al rione Trevi-Colonna...».
Poi, seduta accanto a Pannella, tronca bruscamente la lettura e conclude: «Insomma, quando viene firmato il contratto Scarpellini ancora non ha gli immobili». Però quel corposo contratto che stringe in mano, della durata di 9 anni rinnovabili per altri 9, valore 12 miliardi annui delle vecchie lire, consente al costruttore di presentarsi in banca e ottenere i mutui necessari agli acquisti.
«Per quanto è dato sapere - sintetizza Marco Pannella - gli "amici" estendono il patto e sottoscrivono i nuovi contratti relativamente a quattro nuovi immobili, sempre nelle vicinanze di Montecitorio». Il totale sborsato è di 334 milioni di euro, che avrebbero consentito l'acquisto degli edifici, «con il risparmio di qualche lira o di qualche centesimo», osserva Bernardini. Nel 2007 la Camera prova a rescindere il contratto, ma le clausole sono studiate in modo tale che il tribunale civile di Roma, interpellato per un arbitrato, finisce per dare ragione alla «Milano 90». Non basta: i servizi aggiuntivi di pulizie, portierato e mensa «tutti finiti alla stessa società, senza bando», conteggiano meticolosi i radicali, costano all'erario «un totale di 222 milioni di euro».
© 2010 Il Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati
SEGUICI
SU
FACEBOOK
SU