I radicali del Pd non stanno con Bersani

Dalla Rassegna stampa

Era il 2000 quando i radicali chiamarono alle urne referendarie gli italiani per cancellare l'articolo 18. «Se avessimo fatto allora la riforma non ci saremmo trovati oggi a distanza di tanti anni a discutere di una cosa che si ripercuote sulle imprese, che tendono a non crescere per non avere la mannaia dell'articolo 18, e sul mercato del lavoro». La deputata radicale Rita Bernardini vive con disagio la convivenza nel Pd, che sulla riforma del lavoro ha una visione diametralmente opposta ai radicali, decisamente «riformatori» e con Italia Oggi non ne fa mistero. La posizione dei radicali sistemati nei meandri del Partito democratico è semplice: su lavoro, pensioni e articolo 18 non stiamo con Bersani né con la Cgil. «Nel Pd non c'è una linea su questo argomento». O meglio «c'è la linea del segretario», ma Rita Bernardini, già presidente dei Radicali, non sembra disposta a turarsi il naso e subirla. «In questo momento c'è un deficit di politica, manca un governo delle situazioni. Manca, cioè, una politica responsabile che sappia affrontare la situazione che c'è oggi in Italia». Come dire: «La posizione del segretario del Pd sulla riforma del lavoro è poco oculata», dice Bernardini che fa capire che non farà sconti al segretario del Pd. Di certo Bersani e il Pd dovevano aspettarselo. «Ogni tanto si incazzano, ma su certe cose fummo chiari con il Pd nel momento in cui decise di accogliere le nostre candidature». Della serie: Se c'è da andare ciascuno per la propria strada, lor sono pronti.

«Voglio ricordare che in fondo abbiamo accettato un ricatto e lo abbiamo detto espressamente quando ci hanno posto il veto su Marco Pannella», spiega Bernardini. «Ciascuno degli argomenti sul piatto del governo noi radicali li abbiamo già trattati facendo anche lotte durissime. Se avessimo fatto nel '99 piuttosto che oggi la riforma delle pensioni di anzianità, il nostro paese vivrebbe un'altra situazione». La cosa che «dispiace è che in tutti questi anni non si è fatto niente su questi fronti riformatori». Insomma, i radicali stanno con il governo Monti («un positivo incidente della partitocrazia», lo definisce Bernardini), e sono pronti a non seguire Bersani e la Cgil.

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