I radicali adesso attaccano anche Milano ma Pd e Pdl difendono le istituzioni religiose

La polemica su Ici e strutture religiose tocca anche a Milano. Ma pure qui la confusione regna sovrana, con accuse da parte del radicale Marco Cappato che sembrano più di carattere ideologico che basate su dati certi. La denuncia del consigliere comunale si basa su un elenco di quaranta strutture ricettive ecclesiastiche fornito dal Comune: 17 si dichiarerebbero esenti dall'imposta, altre 23 invece non pagherebbero senza fare però una dichiarazione in merito. Dall'elenco si evince chiaramente che l'esenzione coinvolge solo parte delle strutture: ad esempio, due edifici del centro salesiano Paolo VI, mentre altri 11 sono non esenti, a dimostrazione che gli immobili della Chiesa non godono di una "immunità" totale e indiscriminata come si vorrebbe fare credere. La denuncia di Cappato non trova sponda nei consiglieri di maggioranza e di opposizione a Palazzo Marino. «Ammesso che questi stabili debbano pagare l'Ici - sottolinea il consigliere del Pd Andrea Fanzago -, per tutte le opere di beneficenza che fa, dal fondo famiglia-lavoro della diocesi alle mense per i poveri, la Chiesa ambrosiana è senz'altro in credito con lo Stato». Il capogruppo del Pdl, Carlo Masseroli, aggiunge che l'impianto del piano di governo del territorio redatto dall'amministrazione Moratti prevedeva per «chiese, oratori e scuole cattoliche il riconoscimento del ruolo di servizi per la città», con agevolazioni per ristrutturare le strutture esistenti e la possibilità di scambiare volumetrie.
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