I Radicali accolgono Bersani. Ma l'intesa diventa delusione

Quando si tratta di ospi talità, i radicali non sono secondi a nessuno. Ieri l'assemblea nazionale che si è tenuta a Roma vicino alla sede storica di Torre Argentina, Pierluigi Bersani è stato accolto come uno di casa, con un applauso caloroso. L'attenzione alle sue parole era assoluta.
Dopo una giornata di interventi e di ipotesi i militanti erano tutti appesi per capire cosa vuol fare ora il "fratello" più grande. I presenti apprezzano l'analisi di Bersani: «In questi mesi ci siamo capiti, meglio. Siamo riusciti a trovare una chiave di rapporti basati sul rispetto dell'autonomia e l'amicizia. Abbiamo trovato un terreno comune anche con opinioni diverse. Siete gente seria. Lo siamo anche noi. Le cose che diciamo devono diventare fatti. Voi siete radicali, io voglio fare un grande partito popolare. Per me là libertà va coniugata con i temi sociali. Dobbiamo cercare elementi di mediazione. Non indeboliamoci a vicenda, il tema è cruciale: la democrazia. Berlusconi è troppo forte per essere finito. Ma è troppo finito per essere così forte».
La sala apprezza e condivide ma alla fine la delusione è cocente. Perché nonostante la Bonino si sia messa a spiegargli il perché della richiesta di sanatoria e rinvio delle elezioni dei Radicali. E si sia presa la briga di ricordare, per esempio, quale disastro sia la situazione in Lombardia dove 150mila radicalinon potranno votare i propri candidati. Nonostante tutto ciò, Bersani non ha di meglio da offrire all'assemblea che un «Siamo pragmatici: andiamo a votare. Per vincere. Il popolo è con noi. Lo abbiamo mobilitato».
Sembra sfuggire a Bersani che non è stato il Pd a mobilitare il popolo. Non il Pd a denunciare le illegalità. Sembra sfuggirgli anche che i radicali in 8 regioni su 13 non potranno votarli i propri candidati. Difficile, quindi non pensare che Bersani appare cinicamente più interessato a massimizzare i profitti dell'onda attuale di scontento piuttosto che recepire veramente i contenuti dei radicali. Da cui l'iniziale: ci fa o ci è?
I radicali a mollare comunque non ci pensano proprio. Altro che ritiro della candidatura Bonino o tentazioni aventiniane. Eppure il nodo che devono sciogliere è intricato. L'interrogativo di ieri, come si esce "politicamente" da questa impasse assurda in cui si trova l'Italia e che rischia di affrontare una tornata elettorale che potrebbe essere annullata, resta senza risposta. Il contesto è difficile; a parte l'incredibile visibilità e il successo della candidatura Bonino i radicali hanno ottenuto poco in queste settimane di pre-campagna. Le loro liste non sono state presentate nella maggior parte delle 13 regioni. E sul fronte dell'informazione nessuna del, le battaglie è vinta.
Il regolamento della commissione vigilanza Rai invece di restituire spazi a chi solitamente ne era escluso nel prime time della tv pubblica, li ha esclusi tutti, causando un bizarro black out di comunicazione politica. Insomma il contesto è davvero indigeribile per un radicale qualsiasi.
Si comprende che l'unica proposta davvero degna sia la sanatoria
e il rinvio delle elezioni. Nonostante il deludente intervento di Bersani, Pannella non si da per vinto e ci riprova. Perora la causa della sanatoria di nuovo, per l'amico Pierluigi. Che saluta e se ne va. Photo opportunity.
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