Quo vadis?

Dalla Rassegna stampa

Ricevo da tempo - cortesemente e puntualmente inviatomi via email l'indice, o sommario, di Camaldoli, una rivista cattolica di cui non mi sono altrimenti note le generalità. Ogni tanto compare un editoriale, molto interessante ho trovato quello del numero 18 - l'ultimo pervenutomi - a firma Bartolo Ciccardini. Ciccardini fu il promotore, assieme a Gianni Baget Bozzo non ancora sacerdote, di una rivistina universitaria, Terza Generazione. Quegli studenti auspicavano un passaggio generazionale che rinnovasse la presenza cattolica nella società italiana. Attraverso una loro parallela e concorrente rivistina (mi pare Critica liberale) i giovani laici dell'Unione Goliardica Italiana (c'erano Paolo Ungari, Franco Roccella, Giuliano Rendi, Marco Pannella...) ribatterono che la tesi del ricambio generazionale era espressione di una sociologia cattolica in cerca di modernità (confluì poi in buona parte nella cultura del "Mulinò", a Bologna). Comunque sia, Ciccardini è un osservatore di tutto rispetto, conviene sempre ascoltarlo. In questo suo editoriale ripercorre vicende del mondo cattolico e della Democrazia cristiana, a partire dalla esperienza delle Acli (Associazioni cattoliche dei lavoratori italiani) ma con l'orecchio attento all'ipotesi del ritorno sulla scena di un partito, diciamo, di credenti: "La lunga transizione con la crisi dei partiti storici, con l'illusione berlusconiana e con le vicende non sempre fortunate di una rifondazione della sinistra democratica, hanno visto le Acli protagoniste. Ma una svolta importante, in questa lunga e non ingloriosa storia, è stata annunciata lo scorso anno, il 17 ottobre 2011, a Todi: le Acli, le cellule staminali tradizionali del mondo cattolico volto all'azione sociale, partecipano a un Forum delle associazioni cattoliche per creare un organismo di servizio alla crisi italiana. Nella presentazione di 'Famiglia Cristiana' leggo questo proposito: 'Per ricostruire l'Italia afflitta da una grave crisi, che è di valori e non solo economica, occorre rivitalizzare le comunità locali. Rigore, sì, ma anche equità, giustizia e pace come cura per debellare l'antipolitica'. Queste parole mi suonano come la risposta più sana, più decisa e più efficiente alla vittoria dell'antipolitica delle ultime amministrative. La vittoria inaspettata della peggiore demagogia e soprattutto l'alto tasso di astensionismo sono un allarme che non si può ignorare: il mondo cattolico non ci sta e si propone di debellare l'antipolitica. Peccato che le Acli e le altre associazioni hanno lasciato passare troppo tempo dai propositi del 17 ottobre 2011, e avrebbero dovuto presentare Liste civiche della 'buona politica' aperte a tutti i 'volenterosi' nelle elezioni amministrative di primavera...". La sospirata Todi seconda fiorirà, se fiorirà, anche grazie alle Acli. Sulla faccenda c'è comunque ormai gran movimento, a un recente convegno di Assisi aperto nel nome di san Francesco i nomi pronti ad aderire fioccavano, non mettevano a disagio nemmeno quelli di autorevoli finanzieri e banchieri. Sono curioso di vedere come andrà a finire, ma personalmente riterrei un errore la rinascita di una simil Dc o di uno spezzone di Ppe. Mi è sembrato un grosso passo in avanti, dopo la fine della Balena Bianca, la dispersione dei cattolici in contenitori politici diversi, li vedevo diventare adulti e cittadini. Certo la diaspora creò problemi, la chiesa ha dovuto esporsi, indicando i punti sui quali chiedere l'impegno "non negoziabile" di quanti volessero mostrarsi fedeli praticanti e garantire la sua presenza pubblica. In nome di quei valori nel 2005 fu vinto il referendum sulla fecondazione assistita: un successo, ma dissolto presto, oggi basta un viaggio oltralpe per risolvere la maggior parte dei problemi che nascono da irrazionali chiusure e intransigenze. De Gasperi o Ruini? L'attuale dibattito, gli sforzi posti in essere vorrebbero portare al superamento di questo stallo. Mi sembra però, almeno fino ad adesso, di non aver •sentito gran che di nuovo, e soprattutto che la direzione di marcia non sia chiara, appare poco credibile che torni ad avere successo l'appello sturziano ai "liberi e forti". Finora si fa ricorso, alla Ciccardini, alla nota e già attiva sociologia cattolica (le Acli, appunto). E a questo nuovo (vecchio?) partito, oltre alla ovvia enclave di laici possibilmente sani, sarà ammesso anche, in nome del principio di laicità, qualche laicista? C'è chi parla di un "progetto liberale", ma come è noto i liberali veri sono più pericolosi dei laici "sani". E allora: liberali o solamente liberisti? E se un musulmano volesse laicamente prenderne la tessera, potrà dispiegarvi la "ricchezza dei valori etici e civili" che sicuramente sono presenti nella sua fede? Si aprirà alle sperimentazioni dei grillini o si affiderà a un collaudato affidabile Corrado Passera come fiore all'occhiello? Sarà insomma un partito degasperiano o non piuttosto incarnerà la rivincita del ruinismo? Confusione, o almeno poca chiarezza. E pensare che fino a poco fa si voleva imporre all'Europa nascente, con gran sicumera, la tesi delle sue "radici cristiane". Ancora una volta, comunque, non è questione di generazione.

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