Quindici franchi tiratori, sospetti su Udc e finiani

Dalla Rassegna stampa

Premesso che il voto è segreto e nessun deputato ama confessare di aver votato contro le indicazioni del suo gruppo, la lista dei sospetti soccorritori di Nicola Cosentino è articolata. Sulla carta, ci sarebbero almeno 15 voti «ballerini» finiti nel calderone dei 308 contrari ad autorizzare l'uso delle intercettazioni riguardanti l'ex sottosegretario accusato di legami con la camorra: i «franchi tiratori», stavolta, alloggiano potenzialmente tra i banchi dei finiani e dell'Udc. Ma anche nell'Api, nell'Idv, nel Pd, nell'Mpa e nella stessa maggioranza (Pdl e Lega), nessuno è al di sopra di ogni sospetto con il voto non palese. Chi parla chiaro, però, è un esempio raro e lo fa, meritoriamente, Michele Pisacane, campano, sottoposto a un procedimento di espulsione dall'Udc: «Sono garantista e quindi ho votato secondo coscienza; e poi sono in rotta di collisione con il mio gruppo». Tra gli 8 assenti dell'Udc poi, oltre ai dissidenti siciliani (Romano, Ruvolo, Drago e Mannino), c'erano Angelo Cera e il presidente della provincia di Caserta, Domenico Zinzi, che in giunta non ha cavalcato la svolta anti-Cosentino impressa da Casini. Sui finiani i sospetti ci sono, eccome.
E riguardano sei deputati (tra gli altri Silvano Moffa e Souad Sbai) su 34, che in qualche modo avevano attaccato la linea giustizialista incarnata da Fabio Granata. Poi, ieri, il portavoce Benedetto Della Vedova ha dato cautamente il via libera: «Riteniamo che non esistano motivi per respingere la richiesta». E, così, anche chi alla vigilia si era espresso a favore di Cosentino ora dice di averci ripensato: «Io ho solo manifestato quali erano gli orientamenti della giunta per le autorizzazioni, ma poi mi sono adeguato alle indicazioni del gruppo», spiega il relatore Nino Lo Presti. Anche Giuseppe Consolo dice di aver rettificato le sue intenzioni di voto: «Oggi (ieri, ndr), dopo aver letto un vile attacco contro il presidente Fini, mi sono adeguato alle indicazioni del gruppo». Invece Chiara Moroni (Fli) si stupisce: «Perché me lo chiedete? Ho votato rosso, quindi per concedere l'autorizzazione». Maurizio Turco (radicali) all'epoca della richiesta d'arresto per Cosentino attaccò la «magistratura di rito napoletano» e illustrò le ragioni del voto contro la richiesta del giudice. Ieri, però, si è trincerato dietro la formula di rito: «Il voto è segreto...».
Non ci sono segreti, invece, per Rita Bernardini: «Sono garantista, ma ho votato per l'uso delle intercettazioni». C'è da pensare, dunque, che la pattuglia dei radicali (Zamparutti, Beltrandi, Mecacci e Coscioni) non abbia seguito una decisione comune. Pino Pisicchio giura che i 7 presenti dell'Api (Tabacci, Calgaro, Vernetti, Lanzillotta, Cesario, Mosella) hanno votato per l'autorizzazione ad usare intercettazioni: «Tuttavia qui spesso ci si muove con l'appello alla paura, soprattutto nei gruppi grandi». Però Dario Franceschini si limita a dire che «sono mancati circa 1,5 voti, qualcuno più del previsto, ma dal Pd nessuno». Sicuro? L'ex tesoriere Ugo Sposetti, un po' seccato per essere tirato in ballo, conferma. E centra, a suo modo di vedere, un dato: «La prova generale per Berlusconi è andata bene, senza aiuti esterni...».

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