Quest'Italia che si allontana dalla laicità

“Marginali a destra e a sinistra”. È la fotografia scattata da Famiglia Cristiana in controtendenza rispetto alla presunta egemonia cattolica nella politica italiana. «Nel centrodestra - si legge sull`ultimo numero del settimanale - i cattolici navigano nell`anonimato, si fanno sentire solo quando sono in ballo temi bioetici, per zittirsi quando si affrontano questioni altrettanto fondamentali. Come il diritto d`asilo». E una situazione simile viene registrata anche nel centrosinistra, dove i credenti svolgono un analogo compito da gregari, «per raccogliere voti nell`area moderata degli elettori». È un quadro verosimile e che viene paradossalmente confermato dal percorso ricostruito e delineato nell`ultimo libro di Massimo Teodori: Contro i clericali. Dal divorzio al testamento biologico. La grande sfida dei laici (Longanesi, pp. 260, €16.00). «Clericale non vuol dire cattolico, e cattolico non vuol dire clericale, la storia insegna», esordisce Teodori che con questo saggio conclude una sua recente trilogia - Laici, l`imbroglio italiano, del 2007, e Storia dei laici nell`Italia clericale e comunista, dello scorso anno - dedicata proprio alla parabola attraversata nella cultura politica del Novecento italiano di un`anima e di una sensibilità autenticamente improntate alla laicità, ai diritti civili e all`antitotalitarismo. Teodori, storico e studioso del mondo anglosassone oltre che parlamentare radicale per tre legislature, affronta stavolta l`ultimo mezzo secolo di storia politica italiana, partendo da una domanda cruciale: come mai, sottolinea, nella Prima Repubblica con un forte partito cattolico come la Dc furono approvate leggi civili come quella sul divorzio e invece oggi, che sulla carta siamo tutti più laici, si registra un`offensiva di stampo opposto? Non c`entra, aggiunge, il conflitto secolare tra cattolici e eredi della tradizione risorgimentale, o tra guelfi e ghibellini per guardare ancora più indietro. Il riferimento alla laicità, spiega Teodori, viene infatti fatto proprio anche da molti credenti e cattolici che praticano la tolleranza, il rispetto dell`altro, il dubbio; mentre tra i clericali debbono essere annoverati anche i sedicenti "atei devoti", i cosiddetti teocon e, anche, i sostenitori della necessità di definire la nostra identità attraverso le cosiddette "radici cristiane" che, in sostanza, trasformano la religione in una nuova ideologia secolare. Contro i clericali narra mezzo secolo di vicende politiche individuando le persone, i gruppi e le forze che sono stati i protagonisti, laici o clericali, del vero conflitto combattuto nella società, nella politica e nella legislazione. Senza reticenze e ambiguità si indicano Le due vicende forti che vedono, tra la metà degli anni Sessanta e quella dei Settanta, l`affermazione di una laicità maggioritaria nella società civile italiana, sono secondo Teodori - prima la nascita del nuovo Partito Radicale post-pannunziano e, quindi, il percorso dalla legge sul divorzio alla vittoria referendaria del 1974. Se il partito nato nel 1955 attorno al Mondo esprime infatti una sostanziale continuità con gli ideali del ceto dirigente della destra storica postrisorgimentale, i nuovi radicali di Marco Pannella, aggiungevano a questo, lo spirito dei sommovimenti libertari che percorrevano l`Europa degli anni Sessanta: «Si lasciavano alle spalle lo stile elitario del Mondo ed erano in grado di cogliere consensi anche nelle fasce giovanili sospinte dal ribellismo esistenziale dovuto più a motivi di liberazione individuale che non alle ideologie marxiste». Pannella e i suoi, insomma, erano arrivati alla consapevolezza «che nel nostro paese fossero mature quelle riforme laiche che non erano state possibili né nell`Italia liberale né nel primo ventennio repubblicano». «Ed è proprio da questa consapevolezza - sottolinea Teodori - che nacque la battaglia per il divorzio innescata nel 1965 da un progetto di legge del deputato socialista Loris Fortuna, che sarebbe però rimasto lettera morta se non fosse stato in seguito sostenuto dall`azione intensa dei radicali». E proprio la campagna divorzista riuscì a rompere la tacita alleanza tra il conservatorismo democristiano e l`opportunismo tattico dei comunisti, facendo emergere una maggioranza nella società interessata alla modernizzazione dei costumi e ai diritti. Basti pensare alla formazione della Lid (Lega italiana per il divorzio), alla quale aderirono personaggi come il giornalista Arrigo Benedetti, lo scienziato Adriano Buzzati Traverso, il sociologo Franco Ferrarotti, gli avvocati Franco De Cataldo e Mauro Mellini, il valdese Aldo Comba, il matematico e già irredentista (e fascista) Bruno De Finetti. L`azione del movimento era inoltre sostenuta dal settimanale popolare ABC, degli editori Enzo Sabato e Adelina Tattilo. Scesero in campo, tra i tanti, anche figure come l`attore Giorgio Albertazzi, da ragazzo volontario a Salò, e la giornalista del Borghese Gianna Preda. Era d`accordo anche Indro Montanelli. Al Teatro Adriano di Roma il 20 gennaio 1974, aprendo la campagna referendaria, intervennero anche Adriano Sofri e Pier Paolo Pasolini... E arrivarono adesioni anche dal mondo cattolico con una "Manifesto per il No" firmato da intellettuali, sindacalisti e politici come Pietro Scoppola, Pierre Carniti, Luigi Macario, esponenti delle Acli... Il 12 maggio, come racconta Teodori, la vittoria del fronte favorevole al divorzio rappresentò una «rottura» nella storia politica e civile d`Italia. Perché i cittadini che trasgredirono le fedeltà partitiche furono oltre tre milioni, tra cattolici che "tradirono" la De e elettori di destra che non seguirono l`indicazione di Almirante. Sorprendenti i commenti sulla stampa. Il professore cattolico Carlo Bo sottolineava il contributo al successo venuto da settori importanti del mondo cattolico («i cattolici della libertà») e anche il giurista (sempre cattolico) Arturo Carlo Jemolo, studioso dei rapporti tra Stato e Chiesa, indicava la necessità di estendere l`attenzione sui diritti civili («e adesso al lavoro anche sulla famiglia»). Commenterà il politologo Piero Ignazi: «Il referendum del maggio `74 è la data della valorizzazione degli elementi liberali e libertari della società». E annoterà Giano Accame: «Con le battaglie di Pannella il sesso s`impose come un nuovo importante soggetto della politica». Eppure, leggiamo nel libro, trent`anni dopo tutto questo si rovescia: «Se negli anni Settanta furono conquistati nuovi diritti civili in sintonia con le aspettative di una società in evoluzione, nel nuovo secolo il parlamento vera una legislazione "etica" in forte contrasto con il comune sentire degli italiani». L`affossamento della legge contro l`omofobia, il no reiterato alle coppie di fatto, il rivendicare - e da parte di ex radicali, laicisti o abortisti militanti come Gaetano Quagliariello o Eugenia Roccella - una politica identitaria e anti-relativista, definiscono il quadro politico più recente. Tutto si gioca sul confondere il concetto di identità con la negazione del pluralismo e della complessità della storia culturale europea. Osserva il filosofo Giulio Giorello, citato da Teodori: «Ma quali sarebbero poi le radici dell`Europa? Rispondendo otterremmo delle semplificazioni mentre su questa Terra le culture evolvono, contaminandosi reciprocamente». E anche questa è laicità.
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