In quell'ospedale c'è qualche stelletta di troppo...

Dalla Rassegna stampa

Un esercito in cui i galloni si sprecano: è la fotografia del policlinico militare di Roma, nel quartiere Celio. A marzo, una nota dello Stato maggiore dell'esercito ha istituito tre macroaree, diciassette dipartimenti, ventiquattro reparti clinici e oltre cinquanta servizi. In termini di personale, milleduecento unità. Tutta questa abbondanza di reparti (e relative cariche dirigenziali) serve per meno di cento posti letto. Il Fatebenefratelli, con gli stessi dipendenti, ne garantisce 382. L'organizzazione dell'ospedale militare sembra disegnato apposta per «stabilizzare l'enorme numero di posizioni mediche nel grado di colonnello» scrive in una interrogazione parlamentare il radicale e cofondatore del Partito dei militari Maurizio Turco. Ai medici del Celio è poi consentito, sulla base di presunti scopi didattico-addestrativi, di impiegare gli strumenti chirurgici fuori dell'ospedale, senza dover specificare chi siano i soggetti cui questa attività è rivolta. Prassi che in alcuni casi ha costretto a posticipare interventi programmati. I fini «didattici», per Turco, potrebbero risolversi «nell'utilizzo del materiale presso le strutture private» dove i medici con le stellette prestano servizio.

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