Quell'appiglio per salvare la faccia

I buoi ormai sembrano proprio scappati e non vien cane che possa farli rientrare nella stalla. E Gianfranco questa volta non è stato un abile e capace pastore, anzi ha tirato la corda da quel primaverile 22 aprile praticamente ogni giorno, sia in prima persona, uscendo troppe volte (per usare un eufemismo) dal ruolo super partes di Presidente della Camera, sia tramite i suoi "scagnozzi" i quali hanno stuzzicato il sornione Silvio, quotidianamente, su manovra economica, intercettazione, leadership interna, moralità politica e legalità. Insomma hanno esagerato, salvo (meglio prima che poi) accorgersi di essere andati oltre il consentito e il tollerabile, con il rischio di rimanere con un pugno di mosche in mano, e soprattutto con un numero talmente esiguo di "numeri" (intesi come voti e deputati) da contare nulla dal punto di vista elettorale e parlamentare. Quella di ieri è stata una giornata frenetica, durante la quale si sono rincorse frenetiche voci "off e on record" sul futuro del correntino all'interno del Pdl, sulla possibile espulsione di alcuni esponenti, Granata e Bocchino gli indiziati, particolarmente fuori sintonia rispetto alla maggioranza e su altrettante soluzioni che potessero comunque garantire una "pacifica convivenza" tra Fini e Berlusconi. Alla fine, probabilmente, ogni contenzioso finale e ogni faccia a faccia tra i due cofondatori del Popolo delle libertà sarà rimandato a settembre, così come la discussione sul ddl intercettazioni, quando al ritorno delle vacanze anime, teste e cuori saranno più rilassati e più ludici, anche, tutto è possibile, per una possibile pace tra il Cavaliere e l'ex leader di An: una rottura adesso sarebbe francamente insensata e intempestiva. E una delle opzioni che nella lunga e calda giornata di ieri circolava maliziosamente tra le stanze di Montecitorio era la creazione di una federazione, tipo Usa, tra due soggetti politici diversi che resterebbero sotto lo stesso tetto dei centrodestra, a marchio ovviamente Pdl, dopo una separazione consensuale tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Idea notevolmente sponsorizzata, come avvenuto recentemente, dai promotori di 'Generazione Italia', che così eviterebbero uno strappo netto e perenne con il resto del partito e garantirebbero "libertà di opinione" e di "provocazione" al Presidente della Camera. Ma ad esprimere perplessità su questa ipotesi, che potrebbe altresì rivelarsi valida e indolore per governo, Pdl e il correntino stesso, sono gli ex uomini di An che hanno espresso perplessità di fronte alla strada federativa, ribadendo la preferenza nel trovare un accordo nel Pdl "con un rinnovato patto dì legislatura", sui vari punti di attrito e il rinvio alla fine dell'estate, appunto, di "ogni discussione e anche dei voto sul ddl intercettazioni". Estremamente contrario alla nascita di una federazione, stile statunitense, all'interno del Popolo delle libertà è Antonio Buonfiglio, sottosegretario alle Politiche agricole e da sempre legato a Gianfranco Fini: "Le federazioni servono solitamente in una fase d'ascesa verso la creazione di un partito unico e il Pdl è già un grande partito unico. Se ci sono i presupposti per costruire una federazione, d'altronde, tanto più esistono anche le condizioni per creare una minoranza interna al Popolo della libertà. Io mi auguro invece - ha precisato il sottosegretario - che tutta la situazione possa rientrare e gli animi si possano placare. Sarebbe fondamentale rimandare qualsiasi tipo di valutazione a settembre, adesso sarebbe tutta una forzatura, come l'immediata votazione dei ddi intercettazioni". II sottosegretario è convinto "che prevarrà la ragionevolezza e qualsiasi tipo di azione rinviata a settembre", è chiaro "che qualora fossero presi provvedimenti nei confronti della minoranza allora agiremo di conseguenza". Non chiude, invece, la porta all'ipotesi federale, "che potrebbe essere una soluzione per salvaguardare la volontà degli elettori e per certi versi l'attuale maggioranza", un altro finiano doc, l'onorevole Claudio Barbaro, che prima di qualsiasi futura azione rimane in attesa delle decisioni notturne dell'ufficio di presidenza. "Mi auguro ha affermato Barbaro - che un documento redatto dal partito abbia toni blandi, in modo da rilanciare il dialogo come auspicato anche da Fini; se così non fosse la rottura sarebbe inevitabile" e porterebbe alla creazione di un gruppo autonomo in Parlamento. Temporeggia su tutto, infine, il deputato Benedetto Della Vedova, che prima di addentrarsi in scenari futuri preferisce "attendere l'evolversi della situazione", sperando che si possa ritrovare "una condizione per ripartire. Senza l'ipotesi di federazione o di scissione, ad oggi reale". La notte prima della tempesta o la notte prima della tregua. Attraverso le asperità , cari Silvio e Gianfranco, si può arrivare alle stelle: per il bene del Paese.
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