Quell'appello-trappola al partito degli onesti

Dalla Rassegna stampa

Tra l'altro il Partito degli Onesti non porta neanche bene: il primo fu pensato da Giovanni Spadolini e non ebbe il tempo di diventare progetto. Si era all'inizio degli anni Ottanta e il gran capo repubblicano aveva individuato un'emergenza morale" - discendente diretta della "questione morale" di Enrico Berlinguer - da cui si sarebbe usciti con la fondazione dell'incorruttibile movimento. Tutto sfumò all'arresto di Francesco Chillè, consigliere comunale del Pri di Milazzo, finito dentro non per abuso d'ufficio o falso in bilancio, ma per il sequestro a scopo estorsivo di una bambina di diciassette mesi. La cosa però suonava bene, senza dubbio. E il decennio nuovo era appena sorto che ci riprovò Giorgio La Malfa. Anche qui il tempismo fu eccezionale.

Con un'intervista a Epoca, il figlio del mitologico Ugo elencò il decalogo a cui gli aspiranti membri del nuovo e trasversale Partito degli Onesti avrebbero dovuto attenersi. Fra l'altro sí proponeva la condanna esecutiva in primo grado per alcuni reati particolarmente gravi, visto che in Italia, per fregiarsi del titolo di onesti, è necessario essere impietosi con gli indagati. Comunque, tre mesi più tardi Antonio Di Pietro avrebbe ingabbiato Mario Chiesa e sarebbe cominciata Mani Pulite, sfortunata anche per il Pri di La Malfa, rimasto implicato nella tangentona Enimont.

Questi precedenti - che non sono certo un augurio - vengono in mente alla lettura del messaggio che Bobo Maroni (un altro per il quale la legalità passa dalla detenzione cautelare) ha affidato agli amici di Facebook: «Sono contento che questa pagina sia diventata un luogo di confronto libero per la Lega degli onesti». E cioè i leghisti che come lui avrebbero gradito Nicola Cosentino dietro le sbarre. A proposito di Nicola Cosentino: ci fu un meraviglioso giorno in cui se la prese con Rosa Russo Jervolino la quale, eletta sindaco, ringraziò «la Napoli degli onesti». Cosentino (non necessariamente col senno di poi, ma col senno e basta) avrebbe fatto meglio a risparmiarsi la replica: «L'unico partito che ha visto arrestati per legami col crimine organizzato sono i Ds».

È una bandierina che prima o dopo tutti hanno sventolato. A parte Maroni, l'ultimo fu Angelino Alfano, e con apprezzabile spericolatezza, nell'atto d'insediamento alla guida del Pdl: «Voglio il partito degli onesti», disse a una platea forse impreparata; ma il partito degli onesti non sarà il partito delle manette, aggiunse. Chissà, nelle intenzioni di Alfano era forse il partito degli onesti che Leoluca Orlando immaginava fossero i Progressisti, la coalizione opposta al Polo di Silvio Berlusconi: «Chi si siede a questo tavolo deve essere onesto», disse Orlando con insuperato ottimismo. Oddio, insuperato... Sarebbe grave scordare Cicciolina: «Basta con i partiti del magna magna, i voti pilotati, gli appalti e le corruzioni. Pensiamo a un Partito degli Onesti». Ma per il resto altri hanno più umilmente cercato di impadronirsi di una piazza, come Alessandra Mussolini («Saremo al fianco degli onesti contro Prodi», ottobre 2006), o di un manipolo di facinorosi, come Di Pietro («È la reazione degli onesti», settembre 2010, a proposito dei monellacci che impedirono di parlare a Renato Schifani), o magari di una corrente di insoddisfatti («Agli onesti del Pdl dico: venite con noi», Nino Lo Presti, di Futuro e Libertà, la scorsa primavera). E però ai generali dell'onestà - a quelli in buona fede e a quelli no - oltre alle considerazioni sulla malasorte che attirano propositi così definitivi, viene da ricordare, senza nessun impegno, per carità, una vecchia sentenza di Marco Pannella: «C'è un partito degli onesti che sta operando in franchigia di politica. Onesti presunti che ci ricordano come l'onestà diviene spesso vessillo dei furfanti». Lui, saggio, preferiva il «partito laico degli innocenti».

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