Quella svolta della tv italiana targata "mixer"

Dalla Rassegna stampa

 

Nel mese di aprile del 1980 - trent’anni fa esatti - in cima alla hit parade italiana dei dischi più venduti dominava il brano Video killed the radio star, un tormentone che scaldò le piste delle discoteche e tutta l’estate a seguire. In quell’aprile abbastanza elettrico, segnato dagli anni di piombo, la canzone italiana andava per la maggiore grazie soprattutto a tre brani: Solo noi di Toto Cutugno, Una giornata uggiosa di Lucio Battisti e Su di noi di Pupo. Mentre lo scenario internazionale
proponeva nella nostra top ten un suono di chitarra divenuto inconfondibile: mi riferisco alle note di Another brick on the wall dei Pink Floyd. Sempre nella classifica nostrana dei dieci brani più venduti, in quell’aprile 1980, echeggiavano anche due canzoni per bambini rimaste nell’immaginario collettivo dei più piccoli:La puntura cantata da un fantastico Pippo Franco e, soprattutto, la sigla omonima del cartone animato L’ape Maia. Proprio in quel frangente di novità, il 21 aprile 1980 andava comunque in onda la prima puntata di Mixer, il rotocalco di attualità politica, culturale e dì spettacolo che segnerà un’intera epoca televisiva per ben due generazioni di italiani.
Per anni, la storica sigla di Mixer utilizzò le note di Jazz Carnival degli Azymuth. La sigla fu modificata nel 1987, quando fu inserito il rumore di un razzo. All’interno del programma rimane celeberrima, comunque, la sezione dedicata ai "Faccia a Faccia", cioè le famose interviste curate da un allora giovane Giovanni Minoli. Il Mixer di Minoli, insomma, resta negli archivi della nostra storia recente come un esempio innovativo, laico e professionale di giornalismo televisivo. Il programma trovava il suo spazio su Rai Due, il lunedì in prima serata, ed era firmato da tre autori: Aldo Bruno, Giovanni Minoli e Giorgio Montefoschi.
La trasmissione nasceva con lo scopo di contrastare l’appuntamento fisso settimanale del- la prima rete della Rai dedicato al tradizionali "film del lunedì". I faccia a faccia di Minoli divennero molto presto un vero e proprio cult. Perché le domande erano vissute dagli intervistati come un luogo non comune capace di trasformarsi in importanti scoop giornalistici. Oggi potremmo dire che sono divenuti dei documenti storici che, però, in quel momento, stavano innovando nel profondo lo stile dei programmi di informazione televisiva in Italia.
La formula originaria della trasmissione prevedeva "cento minuti di tv" suddivisi in sei segmenti: la prima parte prevedeva un confronto, spesso acceso, tra due personaggi di grande rilievo; la seconda parte riguardava un servizio sul cinema curato dallo sceneggiatore Leo Benvenuti; la terza parte era dedicata allo spettacolo e alla cultura, curata da Isabella Rossellini; il quarto segmento aveva per oggetto la musica e lo sport ed era curato dal giornalista Gianni Minà; la quinta parte era il già citato "faccia a faccia" condotto da Minoli; la conclusione del programma era poi affidata a un cabarettista. Nel corso degli anni, la trasmissione ha cambiato varie volte collocazione all’interno del palinsesto e ha dato vita a una serie di spin-off tematici, cioè una seria di corollari che gemmavano e nascevano direttamente dall’originale: Mixerstar (dal 1986), Mixer Cultura (1987), Mixermusica e Mixer: le ragioni del cuore (dal 1992) e, infine, Mixer Giovani. 0ltre al buon successo di audience, il programma viene ricordato anche perché per la prima volta in Italia, nel 1981, furono introdotti i sondaggi di opinione. Restano agli annali i due faccia a faccia con Enrico Berlinguer e Gianni Agnelli. Oltre a quelli memorabili con Craxi e Almirante. Inoltre, venti anni fa, sempre ad aprile, ma del 1990, Mixer raccontò la storia di Giorgio Perlasca, l’eroe che nessuno conosceva, consegnandola al grande pubblico.

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