Quella bomba referendaria

Accecata dalla voglia di cacciare l’odiato Silvio Berlusconi dal Senato dopo la condanna in Cassazione per frode fiscale, la sinistra manettara non si è accorta di avere imprudentemente armato l’arsenale referendario appena riaperto anche in tema di giustizia da Marco Pannella, ricevuto ieri al Quirinale. Oppure essa spera di poterne vanificare il pericolo alla solita maniera, anche ora che il vecchio e storico leader radicale può contare sull’appoggio dell’ ex presidente del Consiglio, convintosi sulla sua pelle che un contenimento del debordante ruolo della magistratura sia più facile conseguirlo per via referendaria, appunto, che per via parlamentare. La solita maniera di boicottare i referendum sgraditi è quella di incoraggiare l’assenteismo, purtroppo consigliato qualche volta in passato anche da Berlusconi, quando si illudeva di convertire sulla strada della riforma della giustizia in Parlamento i suoi riottosi alleati di centro e di destra. Che erano invece un po’ ricattati dallo strapotere delle toghe e un po’ inclini a profittare anche loro dei problemi giudiziari del Cavaliere.
Un altro vecchio modo di boicottare i referendum scomodi è di impedirne lo svolgimento all’ultimo momento, con crisi di governo pilotate verso elezioni anticipate. Che hanno la precedenza sulle consultazioni referendarie, determinandone un rinvio anche di due anni. Un altro sperimentato tipo di boicottaggio è quello di aggirarne i risultati ripristinando con trucchi legislativi le norme appena abolite dai cittadini. È ciò che accadde, per esempio, nel 1988 con le disposizioni, oggi sotto tiro pannelliano, che ristabilirono la forte protezione dei magistrati, soppressa pochi mesi prima nelle une, dal rischio di rispondere civilmente, come tutte le altre categorie, dei danni procurati per dolo o negligenza nell’esercizio delle loro funzioni. Nei 25 anni trascorsi da allora i magistrati ne hanno combinate tante, liquidando prima e seconda Repubblica, e stancando o allarmando anche ex colleghi come Luciano Violante, che Pannella può ben sperare di venirne questa volta davvero a capo con l’aiuto di Berlusconi. Che vecchi e nuovi avversari, salvo atti congrui di clemenza del Quirinale, potranno anche riuscire ad espellere dal Senato, ma non dal suo molo di leader. Con tutto ciò che ne consegue.
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