Quei silenzi del ministero

Dalla Rassegna stampa

Lo scorso 6 novembre, trascorsi inutilmente più di 5 mesi dalla presentazione di un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Ambiente per sapere se la situazione di sistematica disapplicazione della legge quadro in materia di redazione e approvazione dei Piani del Parco - accertata dal Tribunale dei ministri nelle more di due procedimenti penali a carico dell’allora ministro Matteoli conclusi con l’archiviazione nel 2003 e del 2005 - fosse stata superata, Marco Eramo, come un semplice cittadino, ha trasmesso al ministro Prestigiacomo un atto formale di diffida. Si chiedeva di pubblicare sul sito del ministero un quadro riepilogativo dello stato di avanzamento delle procedure approvative dei Piani e dei regolamenti delle Aree protette di interesse nazionale, e di svolgere in modo compiuto l’attività di vigilanza che spetta al dicastero dell’Ambiente senza escludere, ove necessario, il ricorso ai poteri sostitutivi previsti dalla legge quadro. A seguito di questo atto di diffida, il direttore generale per la Protezione della natura Cosentino ha risposto con una nota datata l’11 dicembre 2009, nella quale si dice che il prospetto riepilogativo aggiornato, richiesto sin dalla fine del mese di maggio, è online sul sito del ministero. Bene! Anche se occorre far osservare al direttore Cosentino che la pagina dedicata agli strumenti di gestione dei Parchi nazionali con il quadro riepilogativo cui si riferisce risulta essere stata pubblicata nel portale del ministero solo dopo la ricezione della diffida, e non prima. Basta andare nell’homepage del sito, entrare nella sezione “cerca nel sito”, consultare le pagine informative inserite in ordine cronologico per verificare che la pagina in questione è datata - forse non per puro caso - lo stesso 11 dicembre 2009. Quanto alla descrizione della situazione, il direttore scrive: «In merito al loro stato di avanzamento deve evidenziarsi che la situazione è in evoluzione: entro l’anno saranno 5 i piani approvati mentre 7 sono alle fasi conclusive della procedura di competenza regionale e 6 sono stati redatti dagli enti Parco». Su questa informazione giova ricordare al direttore che, ascoltato in qualità di teste dal Collegio per i Reati ministeriali presso il Tribunale dei ministri il 19 luglio del 2005, aveva dichiarato: «Oggi siamo, ripeto, a 8, 7 o 8 (…) in cui è stato già adottato (si riferisce al Piano del Parco) e siamo nella fase successiva per arrivare all’approvazione, riteniamo che entro il corrente anno non dovrebbero esserci problemi perché questo piano venga approvato». Dopo un’interruzione del presidente del Collegio che chiedeva maggiori informazioni su questi Parchi, il direttore Cosentino è andato avanti dicendo «sì, questi 7 o 8, adesso… Uno è già fuori discussione da tempo, perché è il Parco delle Dolomiti Bellunesi, quello è già completamente approvato, adottato, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e quant’altro, questi altri, ripeto, sono nella fase chiamiamola finale». Un finale davvero molto lungo, visto che ora, a distanza di quattro anni e 5 mesi, consultando lo schema riepilogativo, finalmente reso pubblico, si scopre che i piani vigenti sono solo 3. Al Piano del Parco delle Dolomiti Bellunesi, cui faceva riferimento il direttore Cosentino nel 2005, in questo lungo lasso di tempo si sono aggiunti soltanto quelli dei Parchi della Majella e dell’Aspromonte. Prendiamo atto con soddisfazione che il ricorso alle armi del diritto, con la “minaccia” dell’azione giurisdizionale per omissioni di atti d’ufficio, ha fatto sì che il direttore generale Cosentino ritenesse prudente rispondere alle domande di un semplice cittadino, rendendo pubbliche informazioni che prima non lo erano. Quanto ai diritti dei singoli parlamentari, che in quest’occasione sembrano valere un po’ meno, e alla mancata risposta all’interrogazione, richiamata all’inizio, c’è da sperare che il presidente Fini, così attento a difendere le prerogative del Parlamento, se ne voglia occupare. Nel merito della vicenda non possiamo non osservare che a distanza di poco meno di vent’anni l’applicazione piena delle disposizioni della legge quadro sulle Aree protette resta un’eccezione e crediamo che fino a quando le inadempienze saranno tollerate la necessità di una riforma o comunque di aggiornamento del quadro normativo vigente non sarà mai realmente avvertita. Diverso sarebbe il discorso se si giungesse a una sistematica applicazione della legge - senza escludere eventuali sanzioni dei comportamenti omissivi ovvero contra legem da parte della magistratura - allora saremmo tutti nelle condizioni di poter verificare davvero se i meccanismi previsti per la protezione della natura siano i più idonei ovvero vadano riformati. Come Radicali continueremo a lavorare in questa direzione.

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