Quei lati oscuri dei rapporti con Gheddafi

Dalla Rassegna stampa

 

Il "gradito ospite" come è stato definito il dittatore libico Gheddafi, come previsto, non ci ha risparmiato nulla: i cavalli berberi e il problema se vanno alimentati con fieno fresco o bagnato, le ragazze affittate a sessanta-ottanta euro per fare da claque alle "lezioni" di Corano; la pacchianata del passaporto a doppia faccia, con l'effige di Gheddafi e di Berlusconi, le Amazzoni... Poteva essere l'occasione per riflettere sul tipo di rapporto che ci lega con Gheddafi: gli affari, certo, e non solo.
Invece, per lo più si è preferito l'aspetto folkloristico, il cosiddetto "colore". E allora proviamo noi a dire qualcosa di diverso. Andiamo al vertice del G8 che si è tenuto a L'Aquila nel luglio 2009. In quell'occasione Gheddafi e il premier inglese Gordon Brown definirono gli accordi per il rilascio del terrorista Abdel Basset al-Megrahi, uno degli accusati per la strage di Lockerbie, quello che era in fin di vita fin che era in carcere, poi ha miracolosamente riacquistato la salute una volta sbarcato a Tripoli. Cosa ci abbia ricavato la Gran Bretagna da quel rilascio "umanitario" non si è capito bene, però caso vuole che al largo della Sirte, i nuovi pozzi alla ricerca di petrolio, sono appannaggio della BP, ed è cosa su cui bisognerà prestare un po' d'attenzione, perché insomma, abbiamo visto di cosa sia capace e di cosa non sia capace la BP.
Per tornare al G8 e a quella trattativa. È legittimo chiedersi cosa sappia, e quale parte nella vicenda abbia svolto Berlusconi e il suo governo; e si comprendono anche le ragioni del blando atteggiamento italiano di fronte alle stravaganze - chiamiamole così - di Gheddafi nel corso delle sue visite in Italia e la condiscendenza che gli è stata tributata. È azzardato sospettare che si tratti di una "coda" di un "operazione" che viene da lontano? Marco Pannella da mesi da Radio Radicale si sgola a dire che Gheddafi, Berlusconi e l'ex premier inglese Tony Blair giocarono un ruolo di primo piano - e di fattiva complicità con l'ex presidente americano George W. Bush - nel far fallire i tentativi, ormai giunti in dirittura d'arrivo, per scongiurare la seconda guerra con l'Iraq e garantire al dittatore iracheno Saddam l'esilio. È infatti Gheddafi che fa saltare la conferenza della Lega Araba che sta formalizzando la proposta di esilio per Saddam, che Saddam avrebbe accettato, e avrebbe scongiurato la guerra in Iraq. Ora può essere che Pannella dica corbellerie, però lui assicura che è tutto documentato e documentabile. Non sarebbe il caso di dire, come a poker: «Vedo?».E comunque un fatto che da allora Gheddafi è stato accolto nel "salotto buono" della comunità internazionale, e gli si lascia svolgere un ruolo di primo piano nell'ambito della comunità africana. Non è tempo dunque di fare chiarezza sui rapporti tra Italia e Libia?
La questione riguarda anche il Pd. Valga per tutti il commento di Furio Colombo nel suo blog: «Per la prima volta il Pd annuncia di votare insieme con il Pdl e con la Lega... Neppure i più pessimisti avrebbero immaginato che il primo voto "insieme" sarebbe avvenuto per sostenere, su esortazione di D'Alema la ratifica di un "trattato di amicizia" con la Libia... D'Alema ha interpretato il Trattato e ha guidato, o piuttosto ordinato, il "sì" del Pd alla legge che vìola Costituzione, Carta dei diritti dell'uomo e Carta dell'Onu. Tutto il Pd ha taciuto e votato, come chiedeva D'Alema, tranne due soli "no", mio e del deputato Sarubbi, e dell'intero pattuglia radicale, e di venti astensioni. Il Pd, per ragioni inspiegate, è stato il solo partito di opposizione a votare il trattato militare con Gheddafi che cambia la politica estera italiana. Quell' “ordinato”... "per ragioni inspiegate", è inquietante, sconcertante.

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