Quei fischi alle ragazze soldato

Dalla Rassegna stampa

Io li capisco i ragazzi della Nunziatella, allievi della più antica accademia militare italiana. Quei ragazzi che ieri, in Piazza del Plebiscito a Napoli, nel corso della cerimonia del giuramento, hanno protestato, a suon di fischi, contro il fatto che, per la prima volta nella storia dell´Accademia, fossero state ammesse ai corsi anche le donne. Le sette ragazze che, allieve della prestigiosa accademia, partecipavano alla cerimonia, strette nella bella divisa blu, chiusi i capelli sotto il rigido berretto d´ordinanza ben calzato sul capo, si sono beccate i fischi senza reagire.
Io li capisco, i giovanotti che hanno protestato. Dovranno adattarsi, naturalmente. Dovranno abituarsi. La presenza, per la prima volta, alla Nunziatella di quelle sette ragazze è il segno, un altro segno che il mondo cambia e che un´antica esclusione delle donne è venuta a cadere. Del resto se le nostre ragazze possono ormai, quando lo vogliano, fare il carabiniere, le poliziotte e il militare (e ce ne sono, ce ne sono anche in teatri di guerra…) perché mai non potrebbero frequentare i corsi della nostra più antica accademia militare?
Io li capisco, o cerco di capirli quei ragazzi, poco più che adolescenti, perché credo che la loro protesta sia la testimonianza, forse non del tutto cosciente, di un disagio che, a mio avviso, si va manifestando, in forme diverse, nella nostra società di fronte a un diffuso protagonismo femminile e ad una maggiore e qualificata presenza delle donne anche in settori e ruoli dai quali fino a non molto tempo fa erano escluse, o dai quali si erano autoescluse per loro timidezze e insufficienze.
Si pensi alla loro massiccia presenza nelle Università, anche in settori che una volta sembravano riservati ai maschi. (Un esempio per tutti: il numero delle immatricolazioni femminili al Politecnico di Torino è, negli ultimi anni, in costante aumento). Sappiamo tutti quanto sia depresso il panorama generale della ricerca in Italia, ma tra i nostri ricercatori la metà circa sono donne. E nei centri di ricerca pubblici (dal Cnr, all´Enea, all´Istituto di Astrofisica) la loro percentuale sfiora il 40%. Solo un po´ inferiore è il numero delle donne impegnate nella ricerca industriale. Molto larga è ormai la presenza delle donne in medicina, anche in settori e specializzazioni dalle quali erano escluse, o si erano autoescluse. Per non parlare della magistratura attività preclusa alle donne, per legge, fino a una cinquantina d´anni fa. Oggi, in quei concorsi le donne sono ormai la maggioranza. È di pochi giorni fa l´orientamento dei due maggiori banchieri italiani, Corrado Passera e Alessandro Profumo, favorevoli a introdurre nel nuovo Codice di autodisciplina delle banche una norma che impegni ad una maggiore presenza di donne nei consigli di amministrazione.
Non voglio certo dire con questo che le donne abbiano raggiunto, nel nostro paese, la parità o il posto che meritano. Tutt´altro. Nel nostro paese soffriamo ancora di pesanti discriminazioni nel lavoro e ritardi nel riconoscimento di diritti. (E ci meritiamo, per questo, i ripetuti richiami delle autorità europee). Ma penso anche che i successi finora raggiunti - dalla uguaglianza dei diritti alla presenza nella scuola e nel lavoro - possono essere vissuti, e spesso sono vissuti non solo sui luoghi di lavoro ma persino in famiglia - se non come una usurpazione come un´offesa, forse una umiliazione, una invasione di campo. I ragazzi della Nunziatella hanno creduto di difendersi da questa invasione di campo con una salve di fischi contro le ragazze che hanno osato indossare la «loro» divisa. Ma quanti sono gli uomini che, sul posto di lavoro o in famiglia, sentono crescere il fastidio, l´irritazione, persino la rabbia di fronte a questa lenta, per noi troppo lenta, ma certo inarrestabile avanzata delle donne? Mi chiedo allora se anche certe manifestazioni di «sessismo» sempre più diffuse tra noi, dalle volgari rappresentazioni del corpo femminile in tv, alle barzellette del nostro presidente del Consiglio, dalle difficoltà frapposte all´uso della Pillola RU489, fino ai ripetuti casi di violenza in famiglia non siano, alla pari dei fischi dei ragazzi della Nunziatella, la prova non della forza degli uomini, ma di un loro profondo disagio. Che dovranno imparare a superare, o di cui dovranno guarire. Presto, speriamo.

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