Quegli strappi "giscardiani"

Fare paragoni o tentare di assimilare tra loro personalità, biografie e carriere politiche diverse è sempre un modo sbagliato e artefatto di leggere la realtà. Ed è anche ingeneroso nei riguardi delle persone che si desidera comparare, confrontare, accomunare. Infatti, scoprire analogie e coincidenze tra uomini politici differenti è, comunque, un`operazione arbitraria, rischiosa, spesso artificiosa. Eppure, leggendo attentamente Il futuro della libertà un paragone è venuto spontaneo. Gianfranco Fini, per dirla tutta, mi sembra assomigliare più a Valéry Giscard d`Estaing che all`attuale presidente francese Nicolas Sarkozy. Anche se le analogie sono spesso delle forzature. Le prese di posizione pubbliche di Fini ricordano infatti un po` quelle di Giscard d`Estaing nel 1974. Ai tempi del suo allontanamento dall`ortodossia gollista (con tanto di statalismo, militarismo, laicismo vecchio stampo) e della sua definitiva presa di coscienza autonoma rispetto al passato. Tra l`altro nei giorni scorsi è uscito in Francia un libro di memorie dell`altro ex presidente francese, Jacques Chirac, che ci aiuta a questo proposito. Il volume, dal titolo Claque pas doit etre un but, ripercorre anche la lunga stagione conflittuale tra Chirac e Giscard d`Estaing. Da leggere. Alla morte di Georges Pompidou, infatti, Giscard si candidò alle elezioni presidenziali come esponente dell`area liberale del gollismo. E pose le idee laiche, liberali e libertarie al centro del dibattito elettorale ricucendo per sé un`immagine dal profilo politico decisamente autorevole e moderno. La sua proposta programmatica provocò, di conseguenza, effetti forse insperati. Il centrodestra discusse e "il bulldozer" di Pompidou, Jacques Chirac, rompendo con la vecchia nomenclatura, si schierò con forza a sostegno di Giscard. Un rimescolamento che spiazzò il partito gollista di Jacques Chaban-Delmas, mentre Giscard d`Estaing si lanciò in una coinvolgente campagna presidenziale all`americana. Il giorno del ballottaggio con Francois Mitterrand, candidato del partito socialista, Giscard riuscì a battere il temutissimo avversario. E a soli 48 anni, divenne il più giovane presidente della Quinta Repubblica francese. A distanza di tempo, quello che sorprende del settennato di Giscard all`Eliseo è la capacità con cui riuscì a cambiare alcuni tratti della politica del centrodestra compiendo anche delle coraggiose scelte innovatrici. In altre parole, Giscard innestò, lungo il tronco della tradizione francese statalista e centralizzatrice, alcune misure nettamente riformatrici. Fu proprio in quel frangente che Giscard coniò il celebre "changement dans la continuité": le donne entrarono a far parte, per la prima volta, del governo; furono unificati gli studi medi (il "college unique"); vennero resi più incisivi i poteri delle Camere, con l`istituzione del question time; Parigi fu dotata di uno Statuto speciale che tornò a prevedere, dopo un secolo, la carica di sindaco. Insomma, avviò delle riforme che segnarono un`intera stagione. Ora, quindi, leggendo il nuovo libro del presidente Fini, sembra assumere un carattere determinante il capitolo dedicato all`Europa e alla speranza di un grande progetto federalista europeo. E non è un caso che Gianfranco Fini, in rappresentanza del governo italiano, abbia potuto conoscere e frequentare Giscard d`Estaing proprio durante i lavori della Convenzione europea, presieduta dallo statista francese. È oltretutto plausibile e auspicabile che i due leader politici abbiano avuto modo di riconoscersi in questa visione pienamente europeista.
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