Quegli spiccioli resto di un grappino

I primi euro della mia vita mi sono arrivati in mano ad oltre duemila metri di altitudine in un rifugio dell'Alta Pusteria, dov'ero in vacanza in quel fatidico gennaio. Avevo pagato il conto di una Kaiserschmarren e di un bicchierino di grappa usando ancora le lire dato che la nota mi era stata presentata con la doppia indicazione di prezzo e io comunque non avevo altro in portafoglio. Ma il resto - ecco la novità - mi era stato dato in euro: una piccola manciata di quelle monete che, fino ad allora, avevo visto soltanto in fotografia. Sono stato a soppesarle incuriosito una per una. Tanto che il gestore del locale si è avvicinato per chiedermi se pensavo che ci fosse un errore. Ho cercato di spiegargli che il mio atteggiamento era dovuto soltanto alla sorpresa di poter maneggiare finalmente le nuove monete. Ma lui imperturbabile - calcolatrice alla mano - ha voluto rifarmi i conteggi sotto il naso. E non basta: ha insistito per farmi notare che i prezzi del suo vecchio listino erano stati convertiti in euro al centesimo senza trucchi al rialzo. Rientrato in città, alle prime spese ho dovuto ahimè constatare che la moneta unica non aveva certo unificato a uno standard europeo anche la correttezza dei commercianti.
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