Quattrocento centrali in più: così il mondo riscopre il nucleare

Dalla Rassegna stampa

Siemens Ag - 430.000 dipendenti e un fatturato di 77,3 miliardi nel 2008- parteciperà alla fornitura di componenti per i reattori civili. Siemens ha 5 stabilimenti e 8 centri di ricerca in Italia, incluso quello di Genova, in collaborazione con Microsoft. Nel 2009 l'azienda tedesca ha operato una inversione a U nel settore nucleare, cedendo la sua quota della francese Areva (75.000 dipendenti, specializzata nella costruzione di centrali e partner del consorzio Enel-Edf) in favore della russa Rosatom, azienda che gestisce un settore in grande sviluppo, con 26 nuove centrali previste, alcune su piattaforme galleggianti nel mare artico.
Tuttavia Siemens e Rosatom non hanno ancora perfezionato la loro partnership e quindi non formeranno un terzo gruppo per le centrali previste in Italia, ma forniranno la loro tecnologia agli altri contractor.
Rispondendo a una nostra domanda a proposito di una partecipazione di Siemens o altri gruppi al piano nucleare italiano, il ministro Scajola ha dichiarato che «è il mercato a stabilire quali saranno i soggetti che parteciperanno allo sviluppo del piano per l'energia». Il ministro ha anche ribadito che in Liguria non si realizzeranno centrali, per la mancanza di spazi pianeggianti. Il piano nazionale prevede che il 25% dell'elettricità provenga dall'atomo, il che significa una produzione totale di 13.000 Mw annui, con la costruzione di 8 reattori.
Per la realizzazione e la gestione finora si sono proposti due gruppi: quello guidato dall'Enel con la Edf francese; e quello di Finmeccanica, attraverso la Ansaldo Energia che ha mantenuto il suo livello di eccellenza, nonostante lo stop dovuto al referendum. Secondo il presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini, il consorzio Enel-Edf rischiava di proporre una colonizzazione francese, attraverso una delega in bianco alla Areva, per la costruzione degli impianti. A settembre Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel, ha risposto indirettamente a Guarguaglini, rivolto alla presidente di Confindustria Marcegaglia, confermando che «ci sarà uno spazio enorme per le aziende italiane». Infatti il 70% delle forniture previste non riguarda componenti dei reattori, e quindi molte nostre imprese potranno partecipare al business. Conti inoltre ha auspicato la presenza di altri soggetti, per evitare la formazione di una posizione dominante.
La recente visita del ministro Scajola e di Guarguaglini negli Stati Uniti ha aperto la strada a un nuovo consorzio, formato da Ansaldo e Toshiba-Westinghouse. Il gruppo che si va delineando -a differenza del primo- ha al suo interno la capacità di costruire e manutenere gli impianti, anche se non si è ancora individuata una utility in grado di gestire l'energia prodotta. Sembra infatti rientrata l'ipotesi che questo ruolo possa essere svolto da Eni. In questi giorni si è affacciata alla finestra la utility tedesca E.On (93.000 dipendenti e 86 miliardi di fatturato). Altre novità possibili sono legate alla Acea di Roma, nella quale la franco-belga Gdf-Suez possiede una quota del 10%. Gdf non esclude un interesse nel business nucleare italiano, attraverso la Acea e insieme con E.On. Areva intanto ha appena firmato un accordo col Kazakistan per la gestione e commercializzazione dell'uranio kazako, che avverrà con una società mista.
È probabile che le nostre centrali siano realizzate a metà tra Enel-Edf e Ansaldo-Westinghouse. Ma tedeschi e russi stanno costituendo il terzo gruppo al mondo per il settore, e avranno un ruolo anche in Italia.
La battaglia infatti si svolge a livello mondiale (400 centrali ipotizzate). Il sistema Epr della Areva appartiene alla "terza generazione" e ha il vantaggio di produrre più energia per centrale (1.650 Mw al posto di 1.400). La tecnologia è testata da 30 anni di esperienza e i livelli di sicurezza sono altissimi.
La Westinghouse propone invece l'AP1000, impianto da 1.100 Mw, definibile come "terza generazione plus" per l'innovazione nei sistemi di sicurezza, con l'utilizzo di forze naturali come la pressione e la forza di gravità, così che un reattore può funzionare anche in assenza di elettricità. Inoltre L'Ap1000 prevede l'83% di tubazioni e il 35% di pompe in meno, con una riduzione della superficie generale e minori costi di manutenzione e gestione, il che compensa la minor produzione di energia e consegna ad Ansaldo Energia grandi chances di sviluppo.

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