Quattro cristiani in cerca di giustizia

Dalla Rassegna stampa

Quattro cristiani, sudditi britannici, hanno fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti, per aver subito una discriminazione religiosa nel loro Paese. Erano tutti stati licenziati o rimossi dai loro incarichi, per motivi legati alla fede.
Il più famoso dei quattro casi è quello di Nadia Eweida, cristiana pentecostale: nel 2006 è stata licenziata dalla British Airways, da cui era impiegata come hostess, perché portava una croce al collo ben visibile. La British prescrive, nelle sue regole, che i gioielli (specie se religiosi) non siano messi in mostra, ma vadano tenuti nascosti sotto l’uniforme. L’allora premier Tony Blair aveva suggerito alla compagnia di bandiera di essere tollerante con la sua impiegata praticante. Così come le associazioni cristiane britanniche avevano accusato la British di adottare un doppio standard: molta tolleranza per gli abiti religiosi di sikh e musulmani, nessuna per una semplice croce. Sulla sponda opposta, invece, la National Secular Society (l’associazione che promuove la piena separazione di Stato e Chiesa nel Regno Unito) difendeva la compagnia aerea, affermando che mostrare la propria croce ai passeggeri sia proselitismo religioso. (Senza accorgersi che questo è lo stesso argomento adottato dall’Arabia Saudita, una teocrazia, per vietare ogni simbolo non musulmano sul suo territorio). Fatto sta che, in sei anni, due gradi di giudizio hanno dato ragione alla British Airways e torto alla hostess cristiana. Ora spetta alla Corte Europea dei Diritti stabilire se si tratti di discriminazione religiosa.
Un caso simile è quello dell’infermiera Shirley Chaplin: portava una visibile croce ed è stata rimossa dal suo incarico, trasferita ad un lavoro d’ufficio lontano da quei pazienti non cristiani che avrebbero potuto sentirsi “offesi”. In casi di possessione demoniaca, potevano anche essere feriti fisicamente da quella croce? La dirigenza del Royal Devon and Exeter NHS Trust Hospital può anche non aver preso in considerazione quest’ultima, rara, tipologia di paziente. Ma ha considerato che la sua infermiera non fosse sufficientemente rispettosa delle altre religioni. Sono lontani i tempi delle crocerossine: oggi anche in missione di pace, la croce rossa deve mutare il simbolo in un “diamante”, innocuo e compatibile con il multiculturalismo. E quindi: via l’infermiera cristiana. Due gradi di giudizio, nel Regno Unito, le hanno dato torto. Anche per lei non resta che la corte di Strasburgo.
Più controversa la vicenda di Lilian Ladele, impiegata presso la contea di Islington, Londra: per motivi di coscienza si rifiutava di celebrare le unioni civili fra gay. Ha compiuto una sua discriminazione (privata) ed è stata discriminata dal suo datore di lavoro (pubblico) che intende obbligarla a compiere il rito laico. Ancor più difficile il caso di Gary McFarlane, consulente nel campo di disturbi e patologie sessuali alla Relate Avon, si rifiutava di assistere coppie omosessuali ed è stato licenziato. Anche lui ha compiuto una discriminazione (privata) ed è stato discriminato dal suo datore di lavoro (anch’egli privato, anche se finanziato dal pubblico). La Corte Europea li giudicherà colpevoli di intolleranza o vittime della discriminazione religiosa?

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