Punizione illegittima?

Dalla Rassegna stampa

 

Peppe Fontana non è uno che gliele manda a dire: nella corrispondenza pubblica con "amici e compagni" (consultabile sul sito www. prigionierodistato.it) la direttrice del carcere Pagliarelli di Palermo è la "tenutaria del Kattiverio palermitano", avamposto di un "regime Nazimafiomassoteocratico", neologismo composto che neanche da Marco Pannella ci era ancora mai capitato di sentir pronunciare.
Non farà piacere alla direttrice sentirsi qualificare in questo modo, né agli operatori di quello come di altri penitenziari essere considerati ingranaggi di quell’impronunciabile regime. Ma non è del bon ton di Fontana che vogliamo discutere, e tanto meno delle sue libere opinioni, che siano sul sistema penitenziario o sul regime politico italiano. Fatti soltanto suoi, dei quali legittimamente scrive ad "amici e compagni".
Ciò che invece ci interessa è il trattamento che Fontana ha subito negli ultimi mesi: sottoposto a un duro provvedimento disciplinare (sei giorni di isolamento) per essersi rifiutato di andare a scuola per motivi di salute e di prendere farmaci contrari alle sue convinzioni in fatto di terapia medicinale, inizia uno sciopero della fame di protesta, non appena sospeso il quale - a seguito dell’intervento del magistrato di sorveglianza (il tribunale sta decidendo in questi giorni della legittimità di quel procedimentodisciplinare)- viene trasferito da Palermo a Badu ‘e Carros, in Sardegna, a Nuoro, nonostante delle condizioni di salute ancora da accertare (il dirigente sanitario aveva prescritto che fossero compiuti i necessari esami clinici al termine dello sciopero della fame).
Nella giornata del 27 marzo il trasferimento è così precipitoso che la direzione dell’Istituto omette di informare il magistrato di sorveglianza palermitano che stava valutando la concessione del permesso per consentirgli di andare a casa per le vacanze pasquali, sì che gli sarà notificato a Nuoro, dovendo dei tre giorni di permesso perderne ben due in viaggio, tra la Sardegna e la provincia di Trapani.
Con il trasferimento Peppe Fontana ha dovuto interrompere gli studi a tre mesi dagli esami di stato per il conseguimento del diploma e, dopo tredici anni di detenzione, si è allontanato a giorni di viaggio dalla sua famiglia. Lui non ha dubbi: si è trattato di un provvedimento punitivo, una sanzione informale delle sue (pacifiche) proteste, ben più dura di quella comminatagli per la storia della scuola e dei farmaci. L’Amministrazione ci dirà di no, che non si tratta di una punizione illegittima. Ce lo dimostri, allora: tornando sui suoi passi e garantendo a Fontana il proseguimento degli studi e il ritorno in Sicilia, così come prescrivono legge e regolamento penitenziario.

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