I provocatori dell'uninominale

Può essere una ennesima provocazione all'interno del Pdl. Questa volta portata avanti da qualche esponente di cultura liberale deciso a rompere la marginalizzazione in cui è finito. A cui, naturalmente, si accodano e sono destinati ad accodarsi i finiani in debito di idee ma alle eterna ricerca della distinzione dal gruppo dirigente del Pdl. Può essere, sul fronte opposto, il nuovo tentativo dei veltroniani bipolaristi di allargare la distanza già profonda ed amplissima che li separa dalla maggioranza del Pd dalemian-bersaniana nostalgica della partitocrazia proporzionalistica della Prima Repubblica. Ed è sicuramente una iniziativa che i radicali portano avanti sulla scia della loro antica adesione al modello elettorale anglosassone e che punta a metterli in condizione di riprendere una qualche iniziativa politica. Di sicuro, però, la proposta trasversale di una riforma elettorale che sostituisca il cosiddetto "porcellum" con un non meglio precisato sistema fondato sul ritorno al collegio uninominale non è nulla di più di una semplice ma sterile provocazione e di una legittima ma normale e limitata operazione identitaria di Marco Pannella.
Chi sostiene questa proposta, dunque, ha tutte le sue ragioni di politica contingente. Ma tra queste non possono figurare in' alcun modo le sacre finalità che vengono sbandierate ai quattro venti per dimostrare la validità e l'eticità dell'iniziativa. Cioè che con l'abbandono del " porcellum" e con l'introduzione dell'uninominale si ridà finalmente all'elettore la possibilità di scegliere i propri rappresentanti alla Camera ed al Senato, si ritorna dal Parlamento dei designati a quello degli eletti e si garantisce la governabilità del paese. Dopo oltre quindici anni di discussioni sui sistemi elettorali e dopo aver sperimentato il proporzionale, il "Mattarellum" e l'attuale meccanismo proporzionale con premio di maggioranza e soglie di sbarramento, è fin troppo evidente che pensare di operare sulle alchimie dei sistemi elettorali per risolvere i problemi della nostra democrazia è nella migliore delle ipotesi solo una perdita di tempo.
L'uninominale non assicura affatto la governabilità, non mette in condizione i cittadini di scegliere senza mediazioni di sorta gli esecutivi da cui vuole essere governato e non risolve minimamente la piaga del Parlamento dei designati. Che differenza c'è, infatti, tra i designati" ed i "paracadutati"? E' vero che con l'attuale sistema i capi dei partiti hanno la possibilità di scegliere a proprio piacimento i futuri parlamentari secondo i criteri più bislacchi ed irritanti. Ma con l'uninominale chi sceglie i candidati nei collegi, e con gli identici criteri in cui compaiono di rado quelli della capacità, del merito e dell'onesta, se non quegli stessi capi partito che fanno il bello ed il cattivo tempo con il "porcellum"? La questione, allora, non è il sistema elettorale ma la democrazia all'interno dei partiti. Che dovrebbe essere assicurata sempre e comunque. Ma da questo orecchio nessuno ci vuole sentire. Perché è più comodo e strumentale giocare con le provocazioni piuttosto che misurarsi sui problemi veri e seri.
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