La prova dei Radicali

Due settimane di sciopero della fame e nuove azioni non violente da intraprendere. Con questo proposito, ieri alla Camera, la deputata, radicale, membro della commissione Giustizia, Rita Bernardini, e gli altri esponenti del suo partito uniti nella protesta, sono tornati a richiamare l’attenzione sull’emergenza carceraria. «L’obiettivo è quello di scandire i tempi per la discussione parlamentare del ddl Alfano sulla detenzione domiciliare e la messa alla prova», ha spiegato la Bernardini che, presenziando la conferenza stampa, ha sottolineato come l’aggravarsi quotidiano delle condizioni di reclusione «rischia di diventare ingestibile fra qualche mese». Se infatti «d’estate è il periodo più difficile dell’anno, in cui il sovraffollamento fa sentire ancora di più i suoi effetti», ha avvertito la deputata radicale, il numero degli ingressi cresce al ritmo di 700, 800 nuovi detenuti al mese. La soluzione presentata dal governo, che ha recepito l’ondata di mozioni parlamentari sull’emergenza. carceri presentate lo scorso gennaio, prevede la possibilità della detenzione domiciliare per chi deve scontare un residuo di pena inferiore all’anno. «Un’inversione di tendenza rispetto agli interventi finora proposti dal ministro Alfano», ha notato Bernardini che ha anche ammesso che «nonostante limiti e carenze, il disegno di legge sembra andare nella direzione giusta». Il rischio, semmai, come ha recentemente commentato Sandro Margara, già capo dell’amministrazione penitenziaria e magistrato di sorveglianza, è che gli effetti del provvedimento saranno molto ridotti rispetto alle previsioni.
Colpa della cosiddetta ex Cirielli che macchia indelebilmente il recidivo escludendo ogni possibilità di accesso a misure alternative. Colpa delle tante eccezioni alla regola. dei domiciliaci inserite nel disegno di legge come, ad esempio, quella che esclude i condannati ex articolo 4bis (reati di particolare gravità come terrorismo e associazione a stampo mafioso). Motivi sufficienti per i Radicali che hanno già presentato gli emendamenti al testo che, a ben vedere, sta trovando non poche difficoltà nel procedere. Da un lato, infatti, agisce l’opposizione di chi, come l’Italia dei valori, ha, già definito il provvedimento «un indulto mascherato». Ma. poi, dall’altro, le difficoltà crescono: l’opinione pubblica, infatti non guarda con favore alla domiciliarizzazione della pena. Sul punto è stato Luigi Manconi, presidente dell’associazione A buon diritto, a riportare alla calma: «Va smentito il dato che nel corso del 2009 il 10 per cento dei permessi premio ha avuto come esito l’evasione del condannato. Ad evadere è stato,
invece, soltanto lo 0,17 per cento. Fornire quei numeri significa alimentare l’allarme sociale e falsificare la verità». Certo è che la strada verso la dislocazione dei detenoti all’esterno del circuito penitenziario
necessita di «adeguate risorse per il reinserimento nella società che, per ora, sembrano mancare», ha aggiunto Rita Bernardini.
In attesa di sapere se il decreto avrà un minimo di copertura finanziaria, sono risolte «le resistenze e i mal di pancia.», come ha definito Manconi le fondate ragioni di chi promette di seguire con perseveranza, e con il cosiddetto "digiuno di dialogo", ogni passo dell’iter del ddl Alfano.
Colpa della cosiddetta ex Cirielli che macchia indelebilmente il recidivo escludendo ogni possibilità di accesso a misure alternative. Colpa delle tante eccezioni alla regola. dei domiciliaci inserite nel disegno di legge come, ad esempio, quella che esclude i condannati ex articolo 4bis (reati di particolare gravità come terrorismo e associazione a stampo mafioso). Motivi sufficienti per i Radicali che hanno già presentato gli emendamenti al testo che, a ben vedere, sta trovando non poche difficoltà nel procedere. Da un lato, infatti, agisce l’opposizione di chi, come l’Italia dei valori, ha, già definito il provvedimento «un indulto mascherato». Ma. poi, dall’altro, le difficoltà crescono: l’opinione pubblica, infatti non guarda con favore alla domiciliarizzazione della pena. Sul punto è stato Luigi Manconi, presidente dell’associazione A buon diritto, a riportare alla calma: «Va smentito il dato che nel corso del 2009 il 10 per cento dei permessi premio ha avuto come esito l’evasione del condannato. Ad evadere è stato,
invece, soltanto lo 0,17 per cento. Fornire quei numeri significa alimentare l’allarme sociale e falsificare la verità». Certo è che la strada verso la dislocazione dei detenoti all’esterno del circuito penitenziario
necessita di «adeguate risorse per il reinserimento nella società che, per ora, sembrano mancare», ha aggiunto Rita Bernardini.
In attesa di sapere se il decreto avrà un minimo di copertura finanziaria, sono risolte «le resistenze e i mal di pancia.», come ha definito Manconi le fondate ragioni di chi promette di seguire con perseveranza, e con il cosiddetto "digiuno di dialogo", ogni passo dell’iter del ddl Alfano.
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