Protestano gli impiegati civili del Viminale: «Per Maroni non esistiamo nemmeno»

Dalla Rassegna stampa

Non capita tutti i giorni che le impiegate e gli impiegati del Ministero dell'Interno lascino le loro scrivanie per scendere in strada a protestare. Sono persone abituate a lavorare in silenzio, a stretto contatto con le forze dell'ordine, poco sindacalizzate, poco inclini a prendere una tessera. E successo ieri, a Roma, sotto al dipartimento di via Castro Pretorio. Un'impiegata prende il megafono: «Non sono uscita dall'ufficio per andare a fare la spesa - fa sapere al ministro Brunetta - ma per difendere i miei diritti».

È una situazione kafkiana quella che ha spinto madri di famiglia, impiegati con 30 annidi anzianità a lasciare l'ufficio. Hanno scoperto, improvvisamente, di non esistere. A luglio, infatti, il ministro Roberto Maroni ha firmato un decreto che crea una commissione «per la revisione dei ruoli tecnici» del ministero. La formula burocraticamente neutra nasconde, ne sono convinti i lavoratori, lo snaturamento della legge 121 del 1981, che smilitarizza i ruoli amministrativi del ministero dell'Interno. Una legge ragionevole quella del 1981, non ha infatti senso mettere dietro la scrivania poliziotti che, giustamente, costano allo Stato per l'addestramento, per le divise, per il sacrosanto diritto a una pensione anticipata, per emolumenti, molto più di un normale impiegato. Legge che ha sempre incontrato difficoltà ad essere applicata, lo stesso autore del «Rapporto sulla criminalità organizzata» del ministero dell'Interno Asher Colombo considera che uno dei problemi del controllo del territorio in Italia ha origine nel fatto che troppi tutori delle forze dell'ordine sono negli uffici. E nella Capitale, dove parte importante delle forze operative è impegnata con le scorte, dove chiudono i commissariati e non ci sono soldi per il carburante delle pattuglie, sembrerebbe un controsenso mettere i poliziotti dietro le scrivanie. Proprio per le carenze che chi lavora sulla strada incontra ogni giorno, c'è stata la solidarietà del Silp ai lavoratori «civili» del ministero. E invece nella relazione "appunto" preparata dal vice capo della polizia «ritiene opportuna l'istituzione di un ruolo amministrativo» per Al personale che esplica funzioni di polizia», aggiunge un limite «non più pienamente idoneo» ma, dice Fabio Tranchina, delegato Fp-Cgil, «le maglie diventano così larghe da essere molto discrezionali».

La Commissione
La commissione annunciata dal decreto del ministro in luglio è stata convocata il 3 agosto e i sindacati dei «civili» non sono stati invitati. È così che hanno scoperto di non esistere, tanto più che la manovra finanziaria ha riservato per loro un trattamento peggiore che per tutti gli altri dipendenti dei ministeri. È infatti prevista per loro la mobilità coatta su tutto il territorio nazionale, mentre per gli altri ministeriali la mobilità è su base regionale. La loro prima rivendicazione - dice al megafono Ugo Gallo, Fp-Cgil di Roma - è di essere presenti al tavolo al quale i vertici del ministero trattano la revisione della legge.

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