La protesta di Emma

Dalla Rassegna stampa

Emma Bonino ha spiazzato tutti ancora una volta, in nome di quelle tre parole che brillano come perle rare nell'attuale commistione melmosa di politica & affari: legalità, trasparenza e democrazia. Il 22 febbraio ha iniziato lo sciopero della fame e della sete per denunciare le irregolarità nella raccolta delle firme che permettono ai Radicali (ma anche ad altre piccole liste, non dimentichiamolo) di avere la possibilità di partecipare a elezioni democratiche. Non parliamo del tam tam assurdo di commenti, come ha ben precisato Furio Colombo, che ha circondato la sua decisione. «La solita radicale», è stato il più gentile. E invece ancora una volta la candidata
governatrice del Lazio per il centrosinistra ha dimostrato la sua coerenza, la stessa che ha fatto esclamare, a sopresa, all'inizio di gennaio il compassato Bersani
«La Bonino? Una fuoriclasse». Anche in questo caso Emma sta dando una lezione a tanti altri politici, quelli non animati da una passione autentica, per il bene collettivo. E lo sta facendo con le armi di chi manca, di soldi e potere ma possiede soltanto la forza del proprio pensiero. «È una rivolta democratica», ha detto Emma spiegando le ragioni del suo gesto. Intanto altri cittadini hanno aderito, magari solo per un giorno, e tra loro tanti artisti e personaggi della cultura. Mercoledì a Radio radicale una donna sconosciuta ha raccontato di un piccolo Circolo Pd alla periferia di Roma che sta seguendo l'esempio di Emma: tutti gli iscritti scioperano
con lei. Circolo Pd, attenzione. Così, vorremmo, mentre auguriamo a Emma di non mettere a repentaglio la propria salute fisica, che gli altri partiti della coalizione di centrosinistra si facessero sentire di più. Più Pd, più Italia dei valori, più quel che resta della sinistra. Più voci, più sostegno, più solidarietà, più politica.
 

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