Prostitute e trans: i riflettori ci nascondono

Dalla Rassegna stampa

 Il caso Marrazzo ha acceso i riflettori sull`universo transessuale. Eppure, invece di far luce su un fenomeno rimasto fino ad oggi quasi inesplorato e sconosciuto nei suoi molteplici aspetti agli occhi dei più, le cronache di questi giorni l`hanno avvolto in una nube densa di confusi luoghi comuni. Il ritratto che, nella maggior parte dei casi, stampa e tv hanno dipinto della comunità transessuale è a metà tra colore e folklore: raffigurazione morbosa di un mondo luciferino, corrotto dalla droga e drogato di denaro, dove transessualità fa il paio con prostituzione. Ma loro, trans e prostitute, non ci stanno proprio a essere additate come stridente pietra dello scandalo nell`Italia che reclama i crocifissi alle pareti. Respingono ogni accusa, anzi, di più, rivendicano rispetto e diritti e lo fanno in un incontro pubblico di "controinformazione", organizzato martedì scorso dall`associazione radicale "Certi diritti". Titolo del dibattito "Transessuali e prostitute hanno qualcosa da dire...". In effetti di cose da dire ce ne sono, a cominciare dall`inadeguatezza della distinzione linguistica tra travestito e transessuale. In Italia la riattribuzione del sesso, permesso da una legge del 1982 promossa dai radicali, è vincolato all`operazione chirurgica. Una condizione che mal si concilia con quanto effettivamente vive chi intraprende il percorso di transizione verso l`altro sesso. Il «processo di adeguamento tra la dimensione fisica e psicologica» è irreversibile e affatto indolore, spiega Lelia Deinas presidente dell`associazione "Libellula", mentre l`equilibrio psico-fisico non implica necessariamente il ricorso al chirurgo. Per questa ragione alcune non si sottopongono all`intervento. E per questa ragione i deputati radicali hanno presentato, insieme alla democratica Anna Paola Concia, un progetto di legge di aggiornamento, che superi il vincolo dell`operazione per ottenere la riattribuzione di sesso e dunque il cambio di nome. Tra i luoghi comuni da sfatare l`equazione fra transessuali e prostitute. «Solo il 30-35% delle transessuali si prostituisce - rende noto Porpora Marasciano, del Movimento italiano transessuali e alcune di queste sono costrette perché l`accesso al lavoro per le trans è sbarrato». Da combattere anche l`identificazione del peccato col reato, che pericolosamente aleggia nella cultura proibizionista. «Prostituirsi - osserva l`esponente del Mit - non vuol dire uccidere o rubare». «Quando non c`è vittima - le fa eco il radicale Marco Cappato - non c`è crimine e questo vale anche per le droghe e l`immigrazione clandestina». E sono moltissime le donne che hanno adottato la prostituzione come mestiere. Nel loro caso lo sfruttamento non c`entra nulla: le lavoratrici del sesso, come si definiscono, hanno infatti compiuto una scelta deliberata di vita. La mancanza di una regolamentazione del settore, tuttavia, le costringe in una zona grigia dove non si fa differenza tra chi decide per sé e chi invece è costretto a prostituirsi. Una situazione di comodo, secondo le associazioni, in un Paese dalla doppia morale, dove la classe dirigente mantiene i vizi privati ben distinti dalle pubbliche virtù e nasconde la polvere sotto il tappeto ipocrita dei "Family day". Monica Rossellini, presidente dell`associazione "La strega da bruciare", è un fiume in piena. Spiega che sebbene in Italia la prostituzione non sia reato, non è possibile esercitarla in strada, dove la vietano le ordinanze comunali, né in casa, dove è cassata dalla legge Merlin «e se ti beccano ti accusano di sfruttamento». Poi racconta di un cliente al quale hanno confiscato e messo all`asta l`automobile e chiede «quando metteranno all`asta Palazzo Grazioli?». E ancora: «Pusher, escort: da quando sono coinvolti i politici anche il linguaggio è più glamour». La presidente del comitato Diritti civili delle prostitute, Pia Covre, denuncia che negli ultimi mesi è stata ingaggiata una vera e propria guerra, sistematica, contro migliaia di donne: «Retate negli appartamenti, per strada, notti in Questura, multe e schedature. Noi vorremo soltanto che le persone che offrono servizi sessuali fossero libere di esercitare la professione in una condizione tutelata e rispettata». Questo stato di cose rende molto difficile denunciare e alimenta la criminalità; la trasparenza sarebbe invece un ottimo antidoto contro l`illegalità. Le "sex-workers" invocano dunque la legalizzazione della prostituzione come strada per individuare e colpire le sacche di sfruttamento e consentire, al tempo stesso, a chi sceglie questa professione di versare i contributi per la pensione, accendere un mutuo e fare tutte quelle cose che per le altre persone sono considerate del tutto normali. Diritti e doveri raccolti in un ddl a firma della radicale Donatella Poretti, depositata al Senato da un anno e mezzo. L`obiettivo dunque è mettere in regola un settore che non esisterebbe se, osserva Pia Covre, a volerlo non fosse buona parte del resto del mondo.

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