Articolo di Maurizio Caprara pubblicato su Corriere della Sera, il 28/02/11
Dopo che le rivolte in Libia lo hanno portato più tardi degli alleati a giudicare inaccettabile la repressione ordinata da Muammar el Gheddafi, il governo italiano attraverso un altro ministro ha continuato a definire non operativo il Trattato di amicizia italo-libica, firmato da Silvio Berlusconi e dal Colonnello nel 2008 e ratificato con legge dal Parlamento nel 2009. La tesi era stata sostenuta sabato in televisione dal titolare della Difesa Ignazio La Russa. Ieri è stato quello degli Esteri Franco Frattini a parlare in tv di una sospensione «de facto» dell'accordo, un testo in base al quale l'Italia ha stabilito di finanziare la Jamahiriya con cinque miliardi di dollari in vent'anni, ciascun Paese si è impegnato alla non «ingerenza» negli affari interni dell'altro e l'Italia a non permettere «l'uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia».
Frattini ha ribadito la tesi dell'inoperatività perché oggi a Ginevra partecipa al Consiglio dei diritti umani dell'Onu e ha in programma di incontrare l'americana Hillary Clinton, segretario di Stato del principale Paese alleato favorevole a un ritiro di Gheddafi. Agli Usa l'Italia ha dato l'autorizzazione a usare per suoi aerei la base di Sigonella. A scopi «esclusivamente umanitari», aveva puntualizzato La Russa. Ma mentre si ipotizzano per la Libia forze o azioni multinazionali il Trattato può risultare un ingombro per tipi di concessioni diversi delle basi, benché superabile con nuove risoluzioni dell'Onu oltre a quella che ieri ha stabilito il congelamento dei beni del «Leader» e di 15 del suo clan, il divieto di ingresso dei 16 negli Stati membri e il deferimento di Gheddafi alla Corte penale internazionale.
Frattini ha affermato che dopo aver ordinato di «uccidere i suoi stessi fratelli» il Colonnello deve lasciare. Nel prendere tempo su eventuali divieti degli spazi aerei libici imposti dall'Onu, sui limiti per l'Italia a intervenire per la Libia il ministro ha sostenuto: «Assolutamente no, noi abbiamo sottoscritto il trattato di amicizia con uno Stato. Quando viene meno l'interlocutore, in questo caso lo Stato, viene meno l'applicabilità di quel trattato, lo dice in modo chiaro il diritto internazionale». Resta però tutto da capire come possa essere considerata priva di effetti una legge di ratifica. Frattini è stato il primo firmatario del disegno di legge. Il vicesegretario del Pd Enrico Letta chiede che il governo lo spieghi in Parlamento, così radicali e Italia dei valori convergenti nel domandare un atto formale. Con sarcasmo, Ferdinando Adornato, Udc, ha ricordato «l'Italietta, che considerava i trattati carta straccia».
Oggi Frattini intende proporre per la Libia una missione di pace dell'Onu. Con uomini dell'Organizzazione per l'unità africana.
© 2011 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati