Pronto il diktat di Napolitano Guai ad aprire la crisi

Dalla Rassegna stampa

PASTICCIO è stato, ma ancora una volta dal Colle verrà una monito nel quale la parola chiave sarà: responsabilità. Oggi nel suo discorso davanti alla stampa parlamentare nella consueta "cerimonia del ventaglio" che precede la partenza del Capo dello Stato per le vacanze estive, Giorgio Napolitano parlerà chiaro. Il Presidente ha fatto sapere che prenderà di petto il clima irrespirabile del paese dove razzismo, omofobia e xenofobia si mischiano in una miscela esplosiva di degrado etico e mortale. Si dirà «stupito e indignato per l’imbarbarimento della vita politica e civile dell’Italia». E naturalmente non mancherà di intervenire sul caso Shalabayeva.

IL CAPO dello Stato ieri ha voluto incontrare il ministro Emma Bonino - con il quale ha da giorni su questo tema un filo diretto per conoscere ogni dettaglio dell’azione svolta dalla Farnesina e al quale ha ribadito la fiducia nell’operato della nostra diplomazia e la condivisione del poker di mosse possibili ferme, e anche vigorose - a seconda dell’atteggiamento delle autorità kazake nei confronti della moglie del dissidente. Ma il Presidente, pur preoccupato per gli errori commessi nella espulsione della moglie del dissidente, è comunque convinto che anche se ci sono stati problemi "cognitivi" questi non si debbano riverberare sulla tenuta del governo, ora più che mai ritenuto indispensabile di fronte alla ricerca del bene comune del Paese in un momento di crisi. Il Presidente è preoccupato che, con il caso Shalabayeva, maggioranza rinvii ancora misure inderogabili come il taglio del finanziamento ai partiti, la decisione finale su la riforma dell’Imu e le molte riforme che servono. Per questo ci si aspetta che Napolitano striglierà i partiti, tornando anche a riproporre con forza la questione delle riforme istituzionali. Chi infatti oggi paventasse una crisi dovrebbe tenere conto che avrebbe esiti incerti, in mancanza di una riforma elettorale che metta in sicurezza la governabilità e con l’esigenza di non dare all’esterno l’idea di un’Italia inaffidabile: insomma, sarebbe solo danno per il Paese. E quindi, dal Capo dello Stato verranno parole chiare, ma che esorteranno a meno fibrillazioni e a più responsabilità. Il governo, è la linea, non può permettersi di deragliare per una brutta tempesta di sabbia nella steppa kazaka.

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