I progetti di Verdini rovinano gli affari di De Benedetti

Dalla Rassegna stampa

 

L’inchiesta su Denis Verdini e gli appalti dell’eolico in Sardegna c’è, e viene dalla procura di Roma. Ma non è un caso se ad anticiparla dandovi enorme risalto è stato prima il settimanale Espresso e poi il quotidiano Repubblica. E cioè le testate (anche quelle locali) del gruppo guidato da Carlo De Benedetti e dai suoi figli. Perché regolare o meno che sia, una cosa è certa: la svolta eolica della Sardegna di Ugo Cappellacci rischia di compromettere i piani del gruppo Sorgenia-De Benedetti, che proprio sulle energie pulite avevano puntato il proprio sviluppo industriale fra Cagliari e dintorni. Lo testimonia un documento firmato il 20 dicembre 2008, a poche settimane dalle elezioni regionali dal presidente della Regione Sardegna uscente, Renato Soru, dal presidente della provincia di Cagliari, Graziano Milia, dal presidente del Consorzio industriale di Cagliari, Emanuele Sanna e dall’amministratore delegato di Sorgenia, Massimo Orlandi.
Quindi paginette con il titolo "Accordo di programma per la realizzazione all’interno dell’agglomerato industriale di Macchiareddu di una iniziativa industriale per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili". Non un accordicchio qualsiasi, come spiega il testo: «Sorgenia sta sviluppando studi di pre-fattibilità relativi ad un impianto solare termodinamico da circa 50MW in territorio sardo, e che per tale intervento sono stimati investimenti nell’ordine di 250 milioni di euro».

IL FOTOVOLTAICO
Non eolico dunque, ma fotovoltaico (energia solare), settore in cui il gruppo di De Benedetti aveva puntato gran parte delle proprie fiches scegliendo come territorio ottimale proprio la Sardegna. Lì erano già autorizzati e in parte operativi gli impianti di Marrubiu, Cagliari e Villacidro (due insediamenti). E uno dei settori più promettenti per Sorgenia, soprattutto in tempi di caduta del profitto sui business energetici tradizionali (prezzi scesi, Robin tax di Giulio Tremonti, margini sempre più ridotti per la concorrenza internazionale).
Per questo negli ultimi anni De Benedetti ha deciso di puntare sulle energie alternative: l’eolico- certo, con investimenti fatti in Puglia e in Molise oltre che in Francia dove è stato acquistato l’operatore leader del settore. E il fotovoltaico. I numeri sono ancora piccoli nel settore, ma la crescita è da record.

NUMERI INTERESSANTI
Nel 2009 Sorgenia ha ricavato dall’energia solare 39,6 milioni di euro contro i 29,6 dell’anno precedente. Il margine operativo lordo però è cresciuto da 502 mila giuro a 5,2 milioni di euro, più di dieci volte. Gli impianti vengono incentivati grazie ai meccanismi previsti dal Conto energia nazionale e il gruppo, dopo avere puntato i primi investimenti sulla Sicilia, aveva spostato gran parte dell’asse proprio sulla Sardegna di Soru. Con le elezioni e la vittoria del PdL che ha portato alla guida della Regione Ugo Cappellacci però qualcosa è cambiato nelle politiche energetiche del territorio. Come in altri territori (soprattutto in Puglia) l’eolico ha messo le ali soprattutto agli imprenditori. Si sono moltiplicati
i protagonisti del settore, si è ristretto il campo di azione di De Benedetti. Sono sbarcati in Italia gruppi stranieri già affermati, sono nati nuovi soggetti anche in ambiti non proprio estranei alla politica. In Puglia ha presentato un suo progetto una società guidata dal figlio dell’ex ministroEnrico La Loggia. Fra mille polemiche ne è arrivato un altro vicino a Brindisi riconducibile ai fratelli Massimo e Roberto De Santis (il socio di Massimo D’Alema nelle sue avventure nautiche). Hanno aperto bottega perfino i radicali, che con Gaetano Dentamaro, Sergio Stanzani Ghedini, il livornese Paolo Musumeci e decine di altri soci hanno costituito la Windows operations worldwide spa per sperimentare una nuova tecnologia nell’eolico.
I concorrenti sono agguerriti e la Sardegna ha aperto loro le porte. Dimenticando e talvolta complicando i passaggi burocratici per gli investimenti già previsti di Sorgenia. Anche quell’accordo di programma da 250 milioni di euro (con una occupazione invero assai ridotta: 20 unità a regime) sembra dimenticato sugli scaffali. Così De Benedetti è sceso in guerra.

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