Profughi, i radicali sollecitano l’Europa

Dalla Rassegna stampa

Assieme a liberali e federalisti, i militanti dell'Aglietta promuovono un presidio a Porta Palazzo per impegnare governi e istituzioni comunitarie a una "politica comune". Tante firme raccolte in calce alla petizione "Common Borders"

Profughi, immigrati, migranti, clandestini. Sono molti i modi di chiamarli, ma le colonne di disperati che avanzano dal Mediterraneo meridionale e orientale sono un problema unico per l’Europa e il vecchio continente, dalla Grecia a Calais, dall’Ungheria all’Italia, si trova ad affrontare la peggior crisi di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale senza una politica comune. Proprio per sollecitare l'intervento dell’Ue radicali, liberali e federalisti piemontesi hanno promosso oggi a Torino un presidio, significativamente svoltosi a Porta Palazzo, il più grande mercato multietnico europeo. Nel corso dell’iniziativa sono state raccolte le firme dei cittadini (italiani e immigrati) a sostegno della petizione “Common Borders” indirizzata alle istituzioni comunitarie e ai governi nazionali per chiedere la condivisione delle “risorse necessarie per impegnarsi in operazioni di soccorso”, in modo da evitare ulteriori tragedie; il controllo dei confini dell’Ue attraverso la “creazione di una struttura permanente di guardie europee di frontiera”; la “ridistribuzione dell’onere di accoglienza dei richiedenti asilo” e di attivazione delle procedure di accoglienza; l’elaborazione di “nuove procedure per accogliere i migranti legalmente “stabilendo quote per i migranti economici da accogliere” ogni anno.

«In queste settimane non vi è dubbio che l’immigrazione rappresenti l’argomento più gettonato da chi alimenta paure in nome di un pugno di voti – spiegano i militanti dell’associazione radicale Aglietta, Igor Boni, Marco del Ciello e Silvja Manzi, quest’ultima anche coordinatrice di Alde Party ((Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa) -. Chi oggi specula su migliaia di disperati e di morti ha governato questo Paese a lungo essendo solo capace di rivendicare come questione nazionale anche quella dell’immigrazione. Eppure oggi l’unica via d’uscita non è solo quella del tavolo europeo voluto dal governo Renzi ma è una gestione complessiva del problema a livello di Unione Europea. L’impossibilità per la Grecia e per l’Italia di gestire da sole la questione è evidente, così come è evidente che sempre più si assisterà ad una estensione del problema a macchia d’olio come dimostrano le gravi criticità che hanno messo in difficoltà prima l’Ungheria, poi Francia e Inghilterra e ora la Macedonia. L’illusione di una gestione nazionale della questione e l’egoismo dei Paesi centro e nord-europei che scaricano sui Paesi mediterranei l’onere dell’accoglienza è appunto solo un’illusione. Noi chiediamo ai leader e alle istituzioni di agire con urgenza dimostrando che l’Ue funziona efficacemente per tutti i suoi Stati membri e i suoi cittadini e che sono ancora validi gli ideali umanitari enunciati con orgoglio nella Carta europea dei diritti fondamentali. Condividere risorse, creare una struttura frontaliera comune, redistribuire l’onere dell’accoglienza per i richiedenti asilo e attivare nuove procedure europee con le relative quote per accogliere i migranti economici sono opportunità da cogliere per fermare la strage e dare un senso alle parole “diritti” e “umanità”».

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