"Prodi e Bonino? Meglio Gino Strada". L'imbarazzo dei deputati Cinque Stelle

Dalla Rassegna stampa

È come se Narciso si guardasse riflesso in uno specchio d’acqua, e non si riconoscesse più. Fieri delle loro idee, del loro essere diversi, nuovi, “anti”, i parlamentari pentastellati si ritrovano nella rosa dei nomi da votare per la presidenza della Repubblica persone che loro stessi definiscono «impresentabili» (copyright del comunicatore Claudio Messora). E hai voglia a dire che la Rete è sovrana, la democrazia diretta è il futuro e «faremo quello che ci dice la base». Più di uno in queste ore ha cercato di sapere quanti voti si nascondono dietro le facce di Bonino, Fo, Gabanelli, Grillo, Prodi, Rodotà, Strada, Zagrebelsky. Senza successo. La classifica è segretissima, come il numero dei votanti (gli aventi diritto sono poco più di 48mila. Il numero di quanti hanno effettivamente partecipato, per ora, non è stato comunicato).

Così, Marco Scibona dalla Valsusa spera solo di non dover apporre sulla scheda il nome del procuratore Gian Carlo Caselli, che i no Tav vedono come fumo negli occhi per i processi contro alcuni di loro. «In teoria quella che ha votato è la nostra base, ma non è che ti fanno l’esame del sangue. Mandi solo una carta d’identità - spiega rassegnato il senatore - non mi vorrei fasciare la testa prima del tempo però. Credo che quelli per Caselli, Prodi e Bonino siano voti minoritari». Promette fedeltà alla linea in qualunque caso, Scibona. Come il siciliano Francesco Campanella: «Se facessimo di testa nostra perché non ci piace un nome che senso avrebbe?». Voterà chiunque? «Con minore o maggior piacere. Sarebbe bellissimo se riuscissimo a trovare una sintesi, una persona che ha il gradimento di gran parte della popolazione». Non pensa né all’ex premier né alla leader radicale, però. Forse è più in linea con quanto dice il deputato laziale Adriano Zaccagnini: «Rodotà è un’ipotesi concreta, una persona validissima, un vero custode della Costituzione. Se verrà scelto dai cittadini ci aspettiamo che Sel e Pd convergano su di lui». Ragionamento analogo a quello del collega Manlio Di Stefano, secondo cui «sarà difficile per il Pd dire di no ai nostri nomi se escono, ad esempio, un Rodotà o uno Zagrebelsky». Il capogruppo al Senato Vito Crimi ha detto di essere stato sorpreso dal nome del Professore: «Io che voto Prodi!», dice scorato al telefono. «Se devo lo farò. È la democrazia, bellezza. Però certo...». Di Stefano è meno sorpreso: «La Rete può essersi fatta influenzare da alcuni articoli che hanno accostato il nome di Prodi al Movimento». Ne aveva parlato anche Grillo alla riunione in agriturismo? «Aveva solo detto: “Meglio lui che altri, come Amato”».

E quindi, se non fosse possibile mandare avanti il loro nome, cosa faranno i grillini dopo le prime tre votazioni? «Gli scenari sono ancora tutti possibili», dice Di Stefano. Molti parlamentari: «Faremo una riunione, troveremo il modo di decidere». Intanto tifano. La deputata Giulia Di Vita fa campagna per Gino Strada. Sulla pagina Facebook del gruppo 5 stelle alla Camera il fondatore di Emergency vince un sondaggio lanciato per “anticipare il blog”. I fan dei deputati grillini mettono al secondo posto Imposimato, poi Gabanelli, Rodotà, Grillo, Bonino. Prodi è ultimo, che però non vuol dire nulla. Tutto dipende dalla votazione on line che oggi sceglierà il vincitore. E da quanto il nome che ne uscirà potrà essere portato in fondo.

 

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