Processo Ruby, Berlusconi in aula “Mai rapporti intimi con lei”

Dalla Rassegna stampa

Una favola, bellissima: la giovane principessa egiziana, in rotta con la famiglia, incontra il signore di Arcore che si «commuove» e decide di regalarle «una nuova opportunità di vita», fornendole i soldi, 57 mila euro, per acquistare la metà di un centro estetico a Milano. «Convinto che fosse la strada per una vita decorosa, senza gli accanimenti cui era stata sottoposta fino ad allora...Mai avrei immaginato che si sarebbe rivelata la ragazza poi descritta dai giornali».

 

Un abbaglio, ecco cos’è la storia di Berlusconi con Ruby: un gigantesco equivoco dall’inizio alla fine. Fin da quando lei gli disse di essere egiziana, «nipote di Mubarak», di avere 24 anni, di essere fuggita da casa, e lui cercò di appurarlo parlando durante un pranzo diplomatico e con il presidente egiziano «che promise di farmi sapere».

 

Una cocente delusione, infine, scoperta proprio grazie al fermo in questura della «nipotina di Mubarak» che si rivelò, grazie agli accertamenti della polizia per quello che era: una minorenne marocchina scappata da casa. «Io telefonai quella sera in Questura, al capo di gabinetto dottor Ostuni, perché temevo che si sarebbe potuto verificare un incidente diplomatico come quello accaduto tra la Libia e la Svizzera, quando il figlio di Gheddafi fu fermato in una questura di Ginevra e per ritorsione i libici arrestarono dei cittadini svizzeri». Insomma, il Cavaliere intervenne non tanto per liberare Ruby, ma nel timore che il giorno dopo chissà quanti italiani avrebbero potuto essere arrestati in Egitto. Quando poi Ruby venne “liberata” e consegnata a Nicole Minetti, Berlusconi venne ad apprendere dalla sua ex igienista dentale la sconvolgente verità: «La Minetti mi disse che era minorenne e marocchina. Io rimasi stupefatto, ma tirai anche un sospiro di sollievo perché non era la nipote di Mubarak. Perché Mubarak, che avevo incontrato appena dieci giorni prima, avrebbe potuto dirmi: ma come, proprio tu, che sei venuto a parlarmi di mia nipote, permetti che venga arrestata in casa tua?...».

 

Ecco come sono andate le cose tra Ruby Rubacuori e Silvio Berlusconi, arrivato questa mattina a palazzo di giustizia con il solito dispendioso schieramento di forze per alcune dichiarazioni spontanee davanti al tribunale della quarta sezione. «Avrei voluto farmi interrogare ma dopo 20 anni di ingiuste accuse di questa procura me lo hanno impedito». Meglio virare sulle più rassicuranti dichiarazioni spontanee. Perché l’Italia «è il Paese che amo» e dunque era necessario, dice il Cavaliere, che i fatti venissero «illustrati nella loro concreta realtà».

Così il Cavaliere ha letto un lungo documento, ricostruendo dal suo punto di vista l’incredibile vicenda di Ruby Rubacuori, al secolo Karima El Mahroug, frequentatrice dei “bunga bunga” di Arcore («ma è una barzelletta ripresa poi dai giornali, alle mie cene non succedeva nulla di sconveniente») quando era minorenne e si prostituiva. Silvio Berlusconi lo dice chiaro e tondo: «non ho mai avuto bisogno di pagare nessuna donna per ave dei rapporti intimi, tanto meno ho avuto rapporti con Ruby». Ecco perché «questo processo si è trasformato in una mostruosa e dolorosa operazione diffamatoria». E fosse solo per lui, passi: in fondo ha le spalle larghe, la politica gli ha riservato anche sorprese peggiori.

 

Ma quello che lo turba, sottolinea Berlusconi, è che nel fango siano state trascinate anche le sue giovani amiche, «descritte come escort», e dunque rovinate «nella vita privata e negli affetti». Poverette: impegnate al telefono a descriverlo come «culo flaccido», «vecchio porco», «ingrassato, imbruttito», determinate a ottenere «minimo due o tre mila», perché «Silvio, deve solo sganciare», rovinate dai giornali che lo hanno raccontato.

 

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