Processo breve, Fli aspetta le modifiche

Pregiudizi in materia di processo breve? Silvano Moffa, coordinatore dei gruppi i1 parlamentari di Futuro e Libertà, lo esclude. I finiani attendono semplicemente di sapere dal ministro della Giustizia Angelino Alfano quali sono le modifiche proposte dal governo. «Il problema - afferma in un filo diretto a Radio Radicale - è capire se ci sono le condizioni perché i processi abbiano una durata ragionevole. Nell'ambito di una riforma complessiva il processo breve costituisce una priorità e ha un senso, però - sostiene - dobbiamo evitare che queste norme siano un'amnistia». Un punto quest'ultimo sottolineato anche da Fabio Granata: «Compromessi sulla norma transitoria non sono possibili - sottolinea il parlamentare del Pdl - noi non lo votiamo».
E mentre il Guardasigilli, nel tentativo di sbloccare la situazione, vede Berlusconi a Palazzo Grazioli per mettere a punto le modifiche al provvedimento, Gianfranco Rotondi sottolinea che il muro contro muro su testi importanti come quelli della Giustizia produce solo pregiudizi. Il ministro per l'Attuazione del programma si appella all'opposizione parlando di «momento delle responsabilità» e la richiama a «scelte impegnative e coraggiose per un sistema giudiziario snello ed efficace». Appello che, a sentire Antonio Di Pietro, sembra essere caduto nel vuoto.
Il leader dell'Italia dei valori, che fa chiaramente il tifo per una rottura, invita i finiani a non accettare nessuna modifica perché, a suo avviso, «il cosiddetto processo breve ha di breve solo la scadenza dei processi Granata avverte: «Sulla norma transitoria non siamo disponibili a nessun compromesso. In questo caso sappiano che noi non votiamo» si in modo che non si facciano più. La verità aggiunge - è che vogliono assicurare l'impunità ai delinquenti e il disastro alle parti lese. Per questa ragione - spiega l'ex pm - ci appelliamo ai finiani affinché dimostrino di fare sul serio e boccino, senza riserve, il processo breve che serve solo a Berlusconi e ai suoi amici per sfuggire alla giustizia e conseguire l'impunità». «La questione morale - conclude Di Pietro rivolgendosi ai parlamentari di Futuro e Libertà l'avete sollevata anche voi. Andate fino in fondo o andate a fondo anche voi».
Un tentativo evidente di forzare la mano ai parlamentari ai finiani che porta Daniele Capezzone, potavoce del Pdl, a concludere che gli interessati farebbero bene a riflettere sugli «elogi dell'Italia dei valori. Si tratta - sostiene - di un "dono avvelenato" che andrebbe respinto con forza». Concorda su questa linea anche Fabrizio Cicchetto, presidente dei deputati del Pdl, secondo il quale la proposta in discussione di abbassare a 6 o 8 anni i tempi della durata del processo non è affatto scandalosa come vorrebbe la durissima offensiva giudiziaria portata avanti ad opera di settori politicizzati della magistratura. «Su questo nodo - rileva - dovrebbero riflettere anche gli amici dell'Udc, dei quali non si capisce la ragione dell'opposizione a questo provvedimento quando, ad esempio, un loro parlamentare di prestigio come Calogero Mannino è riuscito ad avere giustizia solo dopo 17 anni. Se si riflette sia sull'incredibile durata dei processi, sia sull'insopportabile uso politico della giustizia, di vede - conclude Cicchitto -che la proposta di legge in discussione è ragionevole ed equa»:
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