Processi ad (contro) persona

Pregiatissimo Direttore,
è vero che la madre dei cretini è sempre incinta, ma il fenomeno sembra aver raggiunto dimensioni impensabili. Nella pervicace e sistematica aggressione all`uomo politico dei momento, pattuglie di illuminati giornalisti, di accreditati professori universitari, di cattedratici dei nulla, di giuristi fai da te, ci ripetono che da una parte si susseguono solo parole: dichiarazioni di innocenza, ragionamenti esimenti, malcerte giustificazioni, mentre dall`altra possiamo contare sulla forza oggettiva e inconfutabile delle sentenze (l`ineffabile Travaglio). Sfugge a questi saggi censori che le sentenze non sono affatto oggettive, imparziali, veritiere. Questi veementi accusatori poggiano le loro fragili convinzioni su un falso sillogismo, ragionamento dimostrativo teorizzato per la prima volta da Aristotele. La forma di sillogismo più comune è il sillogismo categorico. Le proposizioni che compongono un sillogismo categorico possono essere: (premessa maggiore) Tutti gli uomini sono mortali Tutti i magistrati sono imparziali (premessa minore) io sono un uomo io sono un magistrato (conclusione) quindi sono mortale quindi sono imparziale Se, come si sostiene, è stato accertato che alcuni magistrati sono stati corrotti dai potenti di turno (corruzione in atti giudiziari), altri si sono suicidati in odore di mafia, altri hanno partecipato ai saccheggi svelati da manipulite; se delitti, consorterie, misteri noir e lotte di potere sfiorano i vertici della Magistratura; se la potente oligarchia dei magistrati, CSM, archivia, trasferisce, sospende, secondo logiche di appartenenza e di corrente; allora è facile dedurre che processi ad (rectius contra) personam possono essere avviati, istruiti, creati per fini politici di una parte, soprattutto, per delegittimare un avversario fortissimo nel consenso democratico. Pertanto, sostenere l`oggettività delle sentenze (l`esimio Travaglio) è il segno tangibile di una somma somaraggine, un espediente dialettico privo di intelligenza. Come sostiene la Dottoressa Boccassini, troppo protagonismo mai un`autocritica. Comunque, nulla di nuovo ! Già tra il 1960 e il 1970, quando ricopriva l`incarico di procuratore generale della Corte di Appello di Roma il Dr. Luigi Giannantonio, assistemmo ad una vera e propria politica giudiziaria nei confronti della pubblica amministrazione, sicuramente discutibile nelle singole iniziative penali. La Magistratura, usando l`arma dell`incriminazione, ritenne di controllare la spesa pubblica, sostituendosi al Parlamento e alla Corte dei Conti. La campagna giudiziaria per la moralizzazione della vita pubblica ovviamente suscitò consensi ed elogi, alcuni Magistrati si ritennero investiti di una missione che li spinse a debordare dal perimetro della funzione giurisdizionale ed a commettere veri e propri abusi. Ricordate il caso Marotta e Ippolito? La pacata e nobile voce di Arturo Carlo Jemolo sullo sperpero del pubblico denaro da parte del giudice penale? Le critiche di autorevoli giuristi, come Giuseppe De Luca e Antonio Chiavelli e le posizioni di Calamandrei sulla questione della obbligatorietà dell`azione penale? Ora alle avanguardie protestatorie, ai Magistrati senza volto, che condannano quelli di una parte, per assolvere quelli dell`altra, per essere inflessibili e zelanti nel difendere alcuni che delinquono e poco accorti ai diritti delle vittime, si è accodato con ritardo il Presidente della Camera dei Deputati On. Gianfranco Fini, che ci diletta con qualche saggio di educazione civica. Forse, invece di prepararsi la scalata alla posizione più alta, sarebbe buona cosa lottare non per riformare, ma per rivoluzionare la Giustizia, dicendo chiaramente che da 15 anni vengono sperperate energie e risorse, attuate improvvide forzature, dolose disattenzioni, per abbattere con la via giudiziaria i Governi Berlusconi e non solo (Andreotti). Mentre non si affronta la Giustizia di tutti i giorni, delle cosmiche attese dei milioni di cittadini e delle numerose storie che recano il segno dell`irrisolto e dell`inaccettabile prodotto della Giustizia. Per riformare la "Giustizia" occorrono conoscenze importanti e fondamentali, referenti scientifici, quali la teoria del sistemi, la macroeconomia, la statistica descrittiva e l`econometria, la sociologia del diritto, la teoria e tecnica della ricerca sociale e analisi dell`organizzazione. Più di 10 milioni di processi pendenti - ancora da decidere - sono confinati nelle statistiche di inizio anno. Come ha sottolineato più volte il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione a fronte di più di 10 milioni di processi pendenti con due o più persone coinvolte, abbiamo circa 24 milioni di cittadini che attendono una risposta dalla "Giustizia". Se ai processi in corso d`opera aggiungiamo i milioni di cittadini che hanno subito un processo ingiusto o anche una sentenza favorevole giunta in ritardo, possiamo ben comprendere che realmente si tratta di una emergenza nazionale. Dietro il facile scopo di dimostrare che non si deve avere riguardo per nessuno si perpetua da decenni un protagonismo umorale ed arbitrario di una buona parte dei P.M. con modi di procedere maldestri e vessatori. Ricordate il calvario giudiziario di Luttazzi, il caso Sarcinelli, a riprova che si incarcera spesso con facilità e con leggerezza senza alcuna conseguenza per chi ha l`immenso potere di decidere misure coercitive della libertà personale dei cittadino. La Magistratura si ritiene investita della missione di salvare la Repubblica, ultimo baluardo dello Stato di diritto. Minoranze di giudici per decenni hanno inalberato la bandiera del dissenso e della contestazione, commesso veri e propri abusi, esercitato un vero e proprio contropotere. Anche il P.M. Ingoia ci ricorda che la democrazia è in pericolo per la modifica delle norme sulle intercettazioni; i blogger che manifestano a Roma inneggiano anche a Fini. Il Presidente della Camera pensa davvero che l`amministrazione della Giustizia si possa riformare con gli eccessi politici e partitici della Magistratura, con gli extra parlamentari, il movimento studentesco, la pantera, i centri sociali, i no global, i blogger che non hanno mai cambiato una virgola del Sistema Giustizia, che hanno solo generato effetti nefasti nella attività politica del Paese? L`On. Fini preferisce lasciare la soluzione dei problema Giustizia a Claudia Mori, Celentano, a quei due rimbambiti di Dario Fo e Franca Rame, ai cassaintegrati della redazione del Fatto Quotidiano, a quell`arteriosclerotico di Furio Colombo, alla sociologa Alba Parietti, alla demiurga Sabina Guzzanti, alla ambasciatrice di pace Jnifen Afef; al cattedratico Nanni Moretti, o meglio ai principi del diritto che hanno organizzato quella penosa piazza sulla libertà dell`informazione. Ma sì, affidiamoci alle disinvolte vallette di Santoro, alle lacrime della Dottoressa Forleo, alle castronerie della imprenditrice Todini. Caro Presidente Fini, un Paese senza Giustizia non è un Paese civile. Violenze quotidiane di ogni tipo, prevaricazioni, soprusi; cittadini vessati, mortificati subiscono la prepotenza dell`illegalità di fronte alla impotenza di una Giustizia che non c`è. Amnistie, indulti, esecuzione della pena a go go, sconti, saldi a prezzi stracciati, riabilitazioni indolore, è il lungo elenco dell`inefficienza, della pochezza, del conclamato fallimento del nostro sistema Giustizia. Terroristi in cattedra, sugli scranni del Parlamento, in prima fila nelle istituzioni, accaniti sostenitori della abolizione della pena di morte (Sergio D`Elia pluriomicida in concorso).Vittime del terrorismo dimenticate, umiliate, sbeffeggiate, ingannate da una giustizia inadempiente. Mentre alcuni Magistrati fanno politica a tempo pieno a spese dello Stato, esercitano la funzione giudiziaria con arroganza, con punte di megalomania, terrorizzando i difensori, forti del potere di decidere; impartiscono lezioni calpestando la reputazione e l`onore degli altri operatori dei diritto. Non sono molti coloro che hanno radicato il senso della Giustizia, che sono portatori sani della cultura della tolleranza, che sono consapevoli della inadeguatezza degli strumenti di accertamento della verità. I Magistrati si giudicano da soli: controllori e controllati sono sempre magistrati. I Magistrati non sono immuni da responsabilità, che come in tutte le categorie esistono aspetti e situazioni poco nobili e che se l`amministrazione della Giustizia è al capo linea forse qualche responsabilità debba essere ascritta anche ai Magistrati.
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