Primarie Pdl sepolte, resa di Alfano a Berlusconi. Ex An verso la disintegrazione

Dalla Rassegna stampa

I pontieri alla fine sono riusciti a rimetterli in connessione dopo due settimane di guerra fredda. Ma non c'è stata alcuna trattativa tra Angelino Alfano e Berlusconi: il primo, semplicemente, s'è piegato al no del Cavaliere alle primarie. Solo a quel punto, ma anche dopo aver ricostruito nelle ultime ore una maggioranza di fedeli alla sua linea in quell'ufficio di presidenza del Pdl che l'aveva messo in minoranza, Berlusconi ha acconsentito a convocare per la prossima settimana il parlamentino del partito. All'ordine del giorno, ha comunicato stasera Alfano con una nota, «le decisioni riguardo alle primarie e l'assetto migliore da presentare nella prossima campagna elettorale». Una formale votazione, in ufficio di presidenza, chiuderebbe definitivamente il capitolo delle sfortunate primarie del Pdl: fortemente volute da un Angelino Alfano nominato segretario dal Cavaliere e in cerca di una legittimazione politica e nella cui scia si sono inseriti prima i quarantenni ex forzisti del Pdl, poi i più attempati notabili loro mentori e infine i capi delle tre diverse correnti degli ex An, La Russa e Gasparri, Alemanno e Matteoli. Questo composito fronte è stato politicamente frantumato, nelle ultime ore, da Berlusconi e dall'azione dei suoi mastini da guerra, in primo luogo Denis Verdini. Via via, i principali puntelli ex forzisti di Alfano hanno ceduto: ultimo il duo Gelmini-Lupi. Un colpo durissimo, quest'ultimo, anche sul piano personale per Alfano, che si è ritrovato sostenuto nella fase finale della sua battaglia prevalentemente dagli ex An che avevano fatto cartello per sostenerlo come candidato premier e dalla sua oppositrice interna, Giorgia Meloni, un'altra ex An. Secondo le ultime voci non è escluso che in ufficio di presidenza Alfano presenti le dimissioni da segretario. Berlusconi e la maggioranza dell'ufficio di presidenza le respingerebbero invitandolo a restare e indicandolo come candidato premier. Nome e simbolo del partito saranno cambiati. Da questo schema di gioco sarebbero stati provocatoriamente esclusi gli ex An, tagliati fuori da tutte le comunicazioni. In altre parole si cerca intenzionalmente di creare le condizioni per un incidente perfetto che saldi la delusione della Meloni, l'irritazione di La Russa, le ambizioni di Alemanno, le esitazioni dei berluscones Gasparri e Matteoli. Più che una scissione degli ex An nell'ambito di uno spacchettamento pilotato del Pdl, tutto dice che il Cavaliere sta lavorando più drasticamente alla disintegrazione della componente aennina.

 

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