Prima che sia tardi

Dalla Rassegna stampa

L'unica cosa che conta adesso è salvare il Paese. Siamo dentro una tempesta finanziaria che investe tutto il mondo e rivela la fragilità dell'economia occidentale, convinta solo dieci anni fa che questo sarebbe stato il secolo della sua egemonia. Adesso il rischio è che la crisi dell'Occidente intacchi la stessa democrazia, se si rivela strumento inefficace di regolazione del sistema.

Non c'è dunque tempo da perdere. Soprattutto per l'Italia, dopo l'allarme lanciato ieri congiuntamente dalle Borse, dagli spread, dalla Bce con Trichet e dalla Ue con Barroso.

Siamo noi nell'occhio del ciclone, perché portiamo nella crisi mondiale il fardello del nostro debito pubblico, il ritardo nelle riforme, la paralisi del governo e la polverizzazione della leadership. Dunque l'inconsistenza totale della politica che non sa governare, non sa rinnovarsi, è incapace di parlare al Paese e ai mercati.

La politica è però l'unica leva che può contrastare la crisi, senza politica le democrazie vanno a fondo. Noi abbiamo dato da tempo un giudizio molto negativo su Berlusconi e sul suo governo, che è purtroppo confermato dai fatti. Ma oggi il problema non è più politico, non è più di destra o sinistra, non è nemmeno più Berlusconi.

Il problema è la salvezza dell'Italia. Lo ripete ogni giorno Napolitano, lo hanno capito Bersani, Casini e le parti sociali. Serve uno sforzo straordinario e congiunto per anticipare ad oggi i sacrifici previsti per il 2012, per varare un piano di riforme straordinario, per dimezzare i parlamentari, per cambiare la legge elettorale, per aggredire i costi della politica.

Berlusconi avrebbe dovuto mettere tecnicamente il suo governo al servizio del Parlamento per questa operazione straordinaria. Ma il premier è ormai una miscela esplosiva di ideologia e di impotenza, spaventa i mercati e sa proporre solo volgarità istituzionali, come l'invito incredibile a investire nelle sue aziende. Deve prendere atto, col suo partito, che non ha più il consenso, che non riesce a governare e soprattutto che danneggia il Paese. Si faccia da parte, consentendo al Parlamento e al Quirinale di organizzare un governo di salvezza nazionale. Prima che sia troppo tardi e nell'esclusivo interesse dell'Italia.

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