Priebke, un caso fra Italia e Germania

Dalla Rassegna stampa

«Adieu unser kapitan Hell Priebke» hanno scritto sui muri di Roma. Una scritta lunga 25 metri firmata con una svastica per dare l’addio al capitano Priebke. In realtà l’addio è ancora molto lontano. Dopo gli scontri di due sere fa ad Albano e l’ordine del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro di sospendere i funerali, la salma dell’ex capitano delle SS condannato all’ergastolo per l’eccidio delle Fosse Ardeatine è stata trasferita all’aeroporto di Pratica di Mare per ordine del prefetto per poi essere portata via in serata, per destinazione ignota.

Insieme a vari rifiuti di ospitare la sepoltura, ieri è arrivata anche un’autocandidatura da parte di un consigliere di minoranza di un piccolo comune delle Marche, Porto Sant’Elpidio. Ma le sue parole sono state travolte da messaggi di protesta da parte di cittadini ed elettori. Come avverte l’ormai ex avvocato di Priebke, Paolo Giachini, il problema è dell’Italia. «L’Italia l’ha voluto, l’ha fatto estradare, giudicare e condannare e lo ha tenuto sotto custodia per anni. Ora le tocca questa patata bollente». E, quindi, patata bollente sia. Il prefetto di Roma è sotto accusa perché ha ordinato che i funerali si tenessero, nonostante il divieto del sindaco di Albano. Il sindaco di Roma Ignazio Marino pur spiegando di non avere «patenti per dire di chi è la responsabilità» ha anche espresso la sua «solidarietà al sindaco di Albano che da subito si è opposto ai funerali». Pure il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici non risparmia le frecciate: «Qualcuno è stato ingannato da un millantatore che non ha mantenuto la tranquillità promessa». L’ingannato sarebbe il prefetto e il millantatore l’ex avvocato di Priebke. Il prefetto si difende spiegando che non se l’è sentita di negare una benedizione cristiana e che, alla fine, i morti sono tutti uguali. I fatti lo hanno smentito. Il morto Priebke non è assolutamente uguale agli altri e infatti qualche ora dopo ha dovuto lui stesso fare marcia indietro.

E, quindi, mentre il ministro degli Esteri Emma Bonino chiede che «la memoria non vada cancellata» ma spiega anche che «isterie di vario tipo non aiutano», restano in piedi poche ipotesi. È possibile la cremazione, come ammette anche Giachini, e come chiede il Centro Wiesenthal. Non si dispera di riuscire a affidare la salma alla Germania. Un primo contatto informale tra Roma e Berlino c’è stato, come ha confermato anche il sindaco di Roma Ignazio Marino. «È una situazione complessa, ci stiamo lavorando» chiariscono in tarda serata fonti di Palazzo Chigi. Ufficialmente però la Germania ha dichiarato di non volerne sapere nulla: il ministro degli Esteri Martin Schaefer, sostiene che «non dipende da noi trovare una soluzione, la cura dei morti tocca allo Stato dove la persona è deceduta».

Quindi la palla torna all’Italia dove esistono dei cimiteri tedeschi come quello di Pomezia e di Cassino. Entrambi i sindaci hanno respinto l’ipotesi di diventare il luogo dell’ultimo riposo di Priebke ma la situazione è tale che nessuno può escludere nulla. In realtà esiste qualcuno che dovrebbe prendere una decisione al posto di sindaci, prefetti e governi, sarebbero i figli che sono gli eredi più prossimi. Ma i figli sembrano disinteressarsi completamente della questione, nessuno di loro ha avanzato alcuna richiesta per avere la salma del padre. Un’ultima possibilità è stata ventilata dal ministro degli Interni del Brandeburgo, che ha competenza anche sul comune dove un secolo fa nacque Priebke, Hennigsdorf. Il comune ha negato il permesso di ospitare la salma perché nel suo cimitero vengono seppelliti solo i residenti e le loro famiglie. Ma il ministro ha spiegato che se fosse inevitabile si potrebbe seppellire lì l’ex capitano delle Ss a patto che la tomba sia del tutto anonima. In fondo, come ha chiarito il portavoce del ministro degli Esteri tedesco, anche la Germania ha «grande interesse» che il caso Priebke venga chiuso una volta per tutte.

 

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