Priebke blocca la Sala Rossa, niente censura per Marrone

Dalla Rassegna stampa

NON si fa il nome di Maurizio Marrone, il capogruppo di Fratelli d’Italia dalle cui parole postate domenica su facebook, dice lui per «dare una rinfrescata» a chi si è «accanito» sul carnefice delle Fosse Ardeatine, si è innescata la polemica. «La rappresaglia alleata — ha scritto — era cinque volte più feroce ». Parole a cui quel comunicato è di risposta. Non se ne discute con un dibattito pubblico, alla luce del sole. Sostiene il radicale Silvio Viale, che ha cercato per quattro ore di far saltare il tappo del silenzio: «Perché in questo Consiglio comunale si ha paura di parlare di Priebke». La ragione? «Prevalgono questioni di botteguccia». La nota in cui si «riafferma il valore della lotta di Liberazione» è stata concordata dai capigruppo. Tutti, nessuno escluso. Non manca nemmeno Marrone, senza il quale non ci sarebbe stato il bisogno di ponderare su quelle dieci righe. Ferraris legge, e prosegue spedito: «Procediamo quindi con la deliberazione a pagina 8».

Come se nulla fosse, si va avanti a votare le delibere all’ordine del giorno. Il radicale Silvio Viale alza il dito, chiede di intervenire, ma non gli viene data la parola. «Non condivido quel comunicato — protesta dal suo banco — Non siamo a Cuba o a Mosca, voglio poter dire che non sono d’accordo. Perché un comunicato condiviso da tutti, senza distinzione, da Sel fino a Marrone, è un comunicato fatto apposta per eludere la questione ». Il silenzio piomba sulla questione, e si procede dritto. Se non fosse che il ribelle Viale trova un cavillo del regolamento che gli permette di chiedere la parola. Passano quattro ore di votazioni varie cui Viale non partecipa per protesta, quando la vicepresidente Marta Levi, subentrata a Ferraris nella guida del consiglio, non vede l’ora di concedergli la parola. Tutti aspettano l’intervento che darà la stura al dibattito, ci si aspetta forse anche l’intervento del sindaco Piero Fassino. Ecco però che dai banchi della minoranza si leva la protesta: «Non erano questi gli accordi», fa notare Andrea Tronzano del Pdl. Il capogruppo del Pd, Michele Paolino, ribatte: «Se un consigliere vuole intervenire è libero di farlo». Non basta. I lavori si fermano per più di mezz’ora, il tempo per lasciare che i capigruppo decidano di non aprire la discussione. Priebke blocca la Sala Rossa.

«È un fatto di una gravità senza precedenti negare la parola a un consigliere — attacca Viale — Ed è il segnale di un imbarazzo della politica sul caso Priebke, al di là delle scontate posizioni antifasciste di facciata». Il radicale ribelle annuncia per oggi la richiesta di comunicazioni in aula indirizzata al sindaco: «Cosa avrebbe fatto Fassino al posto di Marino?». Nei corridoi si vocifera: «Meglio tenere buona l’opposizione, e non mettere in imbarazzo Marrone». La Sala Rossa si prepara ad affrontare due settimane impegnative, andrà avanti a oltranza per approvare la Tares e il bilancio. Meglio non creare le condizioni per un ostruzionismo ad oltranza. La sorpresa in serata. Il nome di Marrone che la Sala Rossa non ha fatto, lo fa Agostino Ghiglia, il portavoce di Fdi, partito al quale il consigliere è iscritto: «Il commento di Marrone su facebook, anche se in buona fede, è biasimevole per la sua superficialità nel merito. Le tragedie non sono un fatto algebrico ». E Marrone prova a fare un passo indietro: «Sono addolorato per la comunità ebraica, ma l’offesa è partita da una montatura strumentale della sinistra».

 

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