Il prezzo di mister buco

Questa è una storia di debiti comunali, grossi stipendi, documenti fantasma e leggi ad personam. Massimo Varazzani, è stato fino al maggio scorso a capo della Cassa depositi e prestiti -, il braccio armato finanziario del suo grande sponsor, Giulio Tremonti, che infatti lo tiene presente per ogni posto di peso abbia la necessità di occupare, anche nell'attuale risiko di nomine che vede il ministro del Tesoro contrapposto a Gianni Letta. Ma da settembre Varazzani è il commissario straordinario del governo per la gestione dell'enorme debito del Comune di Roma.
La vicenda opaca del fardello che pesa sulla città amministrata da Gianni Alemanno (vedi il Fatto del 20 gennaio) è questa: l'ex colonnello di An, appena insediato, denunciò un enorme buco nei conti del comune e s'accordò col governo per farlo gestire da una struttura commissariale in barba al Testo unico sugli enti locali, che in casi simili prevedrebbe la dichiarazione di dissesto. L'unico problema è che dopo tre anni di studio matto e disperato ancora non si sa di quanti miliardi si parla: Alemanno nel 2008 disse che erano un po' più di otto e presentò una relazione della Ragioneria del comune, poi un assessore salì a nove e mezzo e, l'anno scorso, il buco prese l'ascensore fino a 12 miliardi. Come si arrivi a questa cifra non è chiaro, nessuno infatti s'è preso la briga di farlo sapere ai cittadini: il commissario, per dire, avrebbe dovuto presentare il suo lavoro al Parlamento, ma s'è guardato bene dal farlo. Adesso, poi, è spuntato persino un dossier fantasma: nel Milleproroghe si dice che "è approvato" il "Documento di accertamento del debito" del luglio 2010. Solo che nessuno l'ha mai visto, men che meno gli onorevoli: Emma Bonino - i Radicali sono gli unici ad occuparsi del caso - ne ha chiesto una copia durante la discussione in Senato e ancora aspetta risposta. Il problema è che il debito sarà pure accertato, ma adesso Varazzani - sempre a stare al Milleproroghe - dovrà riaccertarlo. Il manager tremontiano è addirittura il terzo Mister Buco dopo lo stesso Alemanno e il magistrato contabile Domenico Oriani: quest'ultimo peraltro, ad agosto, apprese solo leggendo i giornali di essere prossimo alla sostituzione, mentre a fine settembre lo informarono "per le vie brevi" - scrive in una irritata lettera a Tremonti - di sgombrare la scrivania.
Oriani, non gradendo il trattamento, ha fatto pure ricorso al Tar, il quale il 16 dicembre gli ha dato ragione annullando la nomina di Varazzani. Panico al Tesoro, ma per poco: la soluzione è una leggina ad personam infilata nel solito Milleproroghe. Il commissario, dice ora la legge, "deve essere in possesso di comprovati requisiti di professionalità nella gestione economico-finanziaria acquisitine) settore privato". Perché? Perché Oriani è un magistrato e ha lavorato solo nel pubblico. Sistemata la faccenda (più o meno: l'iter giudiziario non è finito), Berlusconi a gennaio provvede a rinominare Varazzani, solo che stavolta - sempre grazie al decreto di cui sopra - è una specie di Superman: può addirittura ricontrattare il debito con le banche a suo piacere. Tanto potere ha ovviamente bisogno di fondi adeguati: la struttura commissariale - che costa sostanzialmente quanto gli stipendi di chi ci lavora - passa così inspiegabilmente dal costare 200 mila euro l'anno a 2,5 milioni.
Anche lo stipendio di Mister Buco prende il volo: fino a Oriani il commissario guadagnava il 20 per cento in meno dei superdirigenti comunali, ora "in misura non superiore al costo complessivo annuo del personale dell'amministrazione di Roma Capitale incaricato della gestione di analoghe funzioni transattive". Formula bizzarra che vale, secondo conti a spanne, tra i 600 e gli 800 mila euro. E va sottolineato che le risorse necessarie per pagare Varazzani saranno tolte ad un fondo destinato alle nuove assunzioni del Comune.
La storia, però, non è finita: Mister Buco rischia pure di essere incompatibile (con relativa nullità degli atti emanati). Da dicembre, infatti, Varazzani è presidente della Stt Spa, disastrata azienda partecipata della sua nativa Parma, il che è in contrasto con la legge Frattini del 2004: Riccardo Magi, segretario radicale di Roma, ha già presentato un esposto all'Antitrust, che ha aperto un procedimento. Varazzani deve aver capito che tira una brutta aria, tanto che qualche rumor lo dà in corsa per la presidenza di Terna, società per azioni a controllo pubblico che gestisce la rete elettrica. Intanto, in Comune, il terrore corre sul filo della liquidità: che succede se non si riesce a pagare i conti?
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