Il prete supporter di Alemanno è condannato per pedofilia

«I modi bruschi, un po' campagnolo. Ma di certo si faceva notare per il suo lavoro. Poi, quello che succede nelle sacre stanze non si può mai conoscere». A parlare è un uomo molto vicino alla Curia, che conosce bene don Ruggero Conti, l'ex parroco della Parrocchia di Selva Candida a Roma condannato ieri in primo grado a 15 anni e 4 mesi di reclusione per abusi su minori. Sarebbero stati sette, nel decennio 1998-2008, i bambini molestati da don Ruggero, accusato di atti sessuali con minori, violenza sessuale, induzione alla prostituzione minorile.
Al di là della triste vicenda di abusi, il caso infiamma lo scontro politico nella Capitale. Don Ruggero, infatti, fu scelto da Alemanno come uno dei garanti del suo programma in campagna elettorale. Il futuro sindaco aveva voluto nominare personalità eminenti e al di sopra di ogni sospetto che apponessero il loro avallo sulle linee programmatiche della coalizione di centrodestra per Roma. A Don Ruggero toccò garantire sul capitolo "famiglia e periferia".
Non è chiaro come il sindaco abbia conosciuto questo prete. Ma è certo, racconta chi lo conosce bene, che «don Ruggero sapeva accreditarsi molto bene ed era conosciuto nel mondo che conta». Detto fuori dai denti, il parroco era anche un discreto collettore di voti. Non ebbe problemi a dirlo esplicitamente Francesco Storace. Quando il prete venne incriminato e Alemanno non volle costituirsi parte civile nel processo, Storace andò giù pesante: «È semplicemente vergognoso: una figura barbina per proteggere un grande elettore accusato di un reato infamante. Alemanno non esponga la città a questa pessima figura». Ma il sindaco non ascoltò l'ex camerata.
Oggi, dopo la condanna, i legali di don Conti annunciano un ricorso «più grande dei titoli di domani dei giornali». E ancora, negli ambienti della Curia, c'è chi suggerisce di «avere cautela: nessuno difende a priori don Ruggero, ma ricordiamo che i casi di odi interni nelle diocesi sono molto frequenti. E per uccidere politicamente un parroco oggi basta accusarlo di pedofilia». Epperò lo stesso monsignor Alberto Mazzola, vicario generale della diocesi di Porto Santa Rufina (quella a cui apparteneva don Ruggero), esprime «profondo dolore per l'accaduto, ferma condanna per i gravi delitti, vicinanza e piena solidarietà della diocesi alle vittime». Monsignor Mazzola annuncia inoltre che nei confronti di don Conti, «che aveva già la proibizione dell'esercizio pubblico del ministero, verranno presi i provvedimenti previsti dalla disciplina della Chiesa, secondo le indicazioni della competente Congregazione per la Dottrina della Fede».
Inevitabile per Alemanno dover parare i colpi. Il primo arriva dal segretario dell'Idv Lazio, Vincenzo Maruccio: «Sarebbe bastato, per uscire dall'imbarazzo, ammettere di essersi fidato della persona sbagliata. Del resto questi errori di valutazione sulle persone cominciano ad essere una costante della grigia parentesi alemanniana nella storia del Comune di Roma».
Il Campidoglio, ad ogni modo, verrà risarcito come parte civile del processo grazie alla battaglia condotta e vinta dal consigliere comunale dei Radicali, Mario Staderini: «Una battaglia che abbiamo vinto nonostante gli ostacoli posti dal sindaco Alemanno», sottolinea l'esponente radicale. «I soldi - prosegue - andranno nelle casse dell'amministrazione comunale e dovranno essere spesi per la prevenzione e l'assistenza». Dalle stanze del Campidoglio solo il silenzio, tanto che il Pd ha gioco facile a chiedere (invano) un mea culpa di Alemanno e a far notare all'unisono: «Siamo tristemente abituati a vedere il sindaco commentare qualsiasi atto o sentenza della magistratura.
Perché oggi Alemanno non commenta la condanna di don Ruggero?».
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