Il presunto editto dell’Isis e la vera lotta per abolire le mutilazione femminili

Dalla Rassegna stampa

Una «notizia bomba» è circolata ieri in rete, suscitando forti e comprensibili reazioni indignate: il «Califfo Ibrahim» a capo dell’Isis, lo Stato islamico in Iraq e nella grande Siria, imponeva a tutte le donne e bambine di Mosul la «circoncisione», per preservarle dal peccato. Non c’è conferma che il proclama sia vero - chiunque avrebbe potuto scriverlo - e comunque il testo porta in arabo la data di oltre un anno fa e la città di emissione sarebbe Aleppo, in Siria.

Ma se la «notizia» non pare fondata resta il fatto che potrebbe essere plausibile anche se le mutilazioni genitali femminili niente hanno a che fare con l’Islam: sono iniziate millenni fa in Africa orientale da dove si sono poi diffuse a quel continente, risparmiando in sostanza i/ Medio Oriente asiatico. Plausibile non solo perché l’Isis si sta rivelando più estremista e brutale della stessa Al Qaeda da cui nacque e da cui ora è diviso, ma perché le mutilazioni, insieme ai matrimoni precoci, restano un’emergenza gravissima nel mondo, dall’India al Senegal. Per milioni di bambine sono infatti questi gli orrori temuti fin da piccole, che quasi sempre diventano poi realtà, anche prima dell’adolescenza. Due orrori che per secoli erano scontati, accettati o meglio subiti, che le madri e le nonne imponevano a figlie e nipoti perché sempre si era fatto così e così era giusto fare.

Nell’ultimo decennio le cose sono iniziate a cambiare, nella lotta contro le mutilazioni molto grazie all’impegno dell’Italia e di Emma Bonino a partire dal 2003 con la prima conferenza del Cairo. Nella battaglia contro i matrimoni dei minorenni le iniziative e campagne sono state molteplici. Ma molto deve ancora cambiare: per «dar voce alle bambine», ieri si è tenuto a Londra il primo Girl Summit. Sotto l’egida del governo britannico, la conferenza ha raccolto decine di attiviste, leader di comunità e organizzazioni del mondo, alcune celebrità come Freida Pinto.

«Ho visto con i miei occhi l’impatto devastante dei matrimoni precoci - ha detto l’attrice indiana - . Questo vertice è l’occasione per far luce sulla violenza contro le ragazze a livello globale, ottenere sostegno per lottare. Nel mondo non vedremo la fine di queste pratiche se non lavoreremo tutti insieme». Ogni giorno, hanno ricordato gli organizzatori, 39 mila bambine sono date in sposa contro il loro volere, oltre 125 milioni di bimbe e donne soffrono per le mutilazioni. Anche se il Califfo Ibrahim non avesse pubblicato quel proclama mostruoso, la battaglia non è certo finita.

 

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