La presidente: "Ora si conta, le contestazioni dopo"

Dalla Rassegna stampa

Lo spoglio della sezione «2125», in Prati, è aperto ai suoi elettori purché neutrali e di nessun intralcio.
Il seggio è una scuola elementare con libri in ogni classe e avvisi sulle porte («La II rata dei laboratori teatrale e grafico-pittorico sono 85 euro»).
L’età media della commissione è suppergiù sui venticinque anni. Sbardella, per lo scrutatore della sezione «2125», è una citazione della precedente stagione cinematografica: «Dài! Stava nel "Divo"». Quanto a Paris diventa subito, l’ereditiera vip, Hilton, anzichè il candidato Antonio del centrodestra. Tutti conoscono Bonino» e Polverini. Nessuno Augusto Battaglia o Daniela Valentini.
La serata preme e gli straordinari sono inclusi nel forfait del Viminale, dunque si lavora duro. Alle quindici e cinque la domanda atterra con garbo: «Presidente come vogliamo procedere?». Alle diciannove, invece, fischia come un frisbee: «ma che ca... stamo a fa’?». Il testa a testa BoninoPolverini si profila verso le sedici e trenta. Lo dicono i mucchietti di schede depositati sulla cattedra. Il gruppetto «Polverini» è 198 quello «Bonino» è 185. Lo spartiacque è un mazzetto di schede verdi di segno incerto che si presta alle contestazioni. Qualche scrutatore sbircia l’orologio. La presidente fa capire subito che aria tira al rappresentante Udeur: «Il responsabile qui sono io, perciò scusi ma ora contiamo. Le contestazioni le lasciamo a dopo con i verbali».
I finanzieri delle Fiamme Gialle si aggirano tra i festoni delle Wmx e i gessetti colorati. Sono qui da giorni. Uno di loro ha aperto il profilo su Facebook». Tutti appaiono piuttosto stanchi. Il conteggio va avanti. Alle diciassette il testa a testa ha un solo nemico: il famoso mucchietto di schede che si presta a interpretazioni.
Il rappresentante Pd prende nota delle settantanove preferenze: «Qui in Prati è moltissimo». La rappresentante di Sinistra e Libertà per Vendola conta silenziosamente. Il rappresentante Udeur sfoglia un catalogo sui computer e aggiorna i suoi appunti. I gladiatori lanciati dal Pdl alla vigilia del voto sono in corridoio: qualcuno approfitta delle pause per telefonare. Alle diciassette e trenta Di Pietro ha già accumulato 20 (alla fine saranno venticinque). La lista di Casini è stata barrata dieci volte ma, in due
casi, la preferenza assegnata a «Pierferdi» che non era candidato si traduce in meno. Sei voti a Rifondazione, due alla lista Marzoli. Uno al Trifoglio. Tre a Sgarbi.
Il testa a testa delle candidate alla presidenza del Lazio si consolida. Qualche scheda è stata annullata platealmente ("Berlusconi in galera" e scritto su una. Su un’altra è stata disegnata una gigantesca farfalla. Una terza è stata barrata ovunque. In una quarta sono state votate tre liste).
Dei circa duemila elettori della sezione 2125, hanno votato 308 uomini e 326 donne. I numeri sono riportati nei verbali. I rappresentanti di lista ne prendono nota. Alle diciotto e trenta anche la questione
del voto disgiunto è risolta. Intanto arriva l’eco del voto piemontese e di quello lombardo.
La Lega che svetta a percentuali impensabili qui tra Vaticano e Palazzaccio: «Al tiggì parlano di sessanta per cento...» informa uno scrutatore. Bonino e Polverini sono ancora lì sulla cattedra. Alle diciannove si affrontano le schede contestate. Il Pd contesta un «Battilocchio» scritto in grande sopra la lista Polverini (fuori casella).
Udeur fa capire che darà battaglia sul Di Mario (anzichè Di Carlo). Ci si accorda. Preferenza nulla. Il voto va allo schieramento.

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