Il premier a Minsk per avvicinare Bielorussia e Ue

Dalla Rassegna stampa

La visita può avere un’agenda commerciale o un aspetto umanitario. Può fare passi in avanti il processo bloccato delle adozioni di bambini bielorussi o aprirsi un mercato alternativo per le aziende italiane. Ma quello che oggi verrà registrato nel foro delle relazioni internazionali è che il presidente del Consiglio sarà il primo leader europeo dopo 12 anni a mettere piede in Bielorussia e incontrare quello che l’amministrazione Bush ha definito l’ultimo dittatore europeo.

Per anni il Cavaliere è stato anche l’«avvocato» di Putin, ha speso senza riserve garanzie nei confronti dell’Occidente. Un ruolo simile ha svolto rispetto a Erdogan, promuovendo le aspirazioni turche di ingresso nella Ue. Qualcuno, in molte capitali, ha storto il naso, ma indubbiamente l’Italia ha avuto più di un ritorno economico nella cooperazione commerciale con i due Paesi. Di recente una dinamica simile si è riprodotta con il leader libico Gheddafi. Da oggi Berlusconi potrebbe guadagnare la gratitudine anche di un altro leader che a Bruxelles come a Washington, per usare un eufemismo, viene accusato di gestire una democrazia non compiuta.

Il Cavaliere sarà oggi a Minsk per una visita di Stato. Un ruolo di pontiere, o forse meglio di apripista, lo ha già svolto alcuni mesi fa, a Roma, ricevendo il presidente Alexander Lukashenko. Che non sarà un campione di democrazia per l'Unione europea, ma gode di una vasto consenso oggettivo dentro il suo Paese, anche per ammissione di diverse organizzazioni indipendenti. L’economia dell’ex repubblica sovietica è andata meglio, negli ultimi anni, di molte ex province di Mosca. La disoccupazione è rimasta bassa.
Per ragioni storiche e geopolitiche la Bielorussia è grande amica del Cremlino. Dipende quasi interamente da Mosca per energia elettrica e forniture di gas. Forse troppo secondo Bruxelles e il nuovo corso dell’amministrazione americana. Di recente la Ue ha sospeso il divieto di ingresso nei confini Schengen per Lukashenko e altri 31 alti funzionari bielorussi. Un incoraggiamento nel cui solco tocca al Cavaliere fare da apripista politico.

Lukashenko negli ultimi tempi ha registrato difficoltà nel rapporto con Putin e Medvedev. L’uomo che ha cambiato almeno due volte la legge (con referendum popolare) per restare al potere vorrebbe pagare meno il gas russo, che invece il Cremlino vorrebbe vendere a prezzi di mercato. Si riproducono dinamiche che in Ucraina conoscono bene. E chi meglio del grande amico dell’amministrazione russa, oltre che di quella americana, ovvero Berlusconi, può svolgere un ruolo di cerniera rispetto alla Ue, con cui ora Lukashenko dichiara di cercare un rapporto strategico?
In un’intervista a Emanuele Novazio, sulla Stampa, Lukashenko ha dichiarato che non si attende «da Silvio» pressioni sui diritti umani. Come dire: possiamo fare affari anche con l’Europa, ma non accettiamo pressioni sul resto. Il «tu» al leader italiano conferma quello che ha già dichiarato Frattini: «Siamo considerati il principale avvocato di un avvicinamento della Bielorussia alla Ue».
 

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