I premier italiano e spagnolo "Fateci vedere la Timoshenko"

Dalla Rassegna stampa

«Ho colto l'occasione per dire al presidente ucraino quanto l'Italia e l'Europa tengano ai diritti umani. Non c'era ragione di non venire a Kiev, ed è stata l'occasione per richiamare l'Ucraina ai doveri di civiltà». L'Italia ha perso la partita con la Spagna e Mario Monti ribadisce le ragioni del suo essere a Kiev già espresse per lettera assieme a Mariano Rajoy, nella quale, tra molti complimenti e ringraziamenti per come sono state «accolte in Ucraina le squadre nazionali di calcio», informano il collega premier Yanukovich di aver incaricato i rispettivi ambasciatori di richiedere i permessi per visitare Julia Timoshenko. Monti e Rajoy scrivono di «confidare che queste visite possano presto avere luogo». E questo significa che l'occasione della loro presenza a Kiev non è la finale degli Europei di calcio. Del resto, questo conferma anche l'agenda di Mario Monti, nella capitale ucraina per poco più della partita, e che anche per via del rigido cerimoniale della Fifa non è stato esattamente in buona compagnia, dato che nella tribuna d'onore dello stadio c'era anche il dittatore bielorusso Lukashenko.

Già si era sfilacciato, il boicottaggio ventilato a Bruxelles delle partite degli europei di calcio in Ucraina, a sostegno del caso dell'ex premier Timoshenko condannata a sette anni di reclusione per abuso di potere nell'esercizio delle sue funzioni - imputazioni e condanna che paiono una persecuzione politica da parte del suo rivale politico Yanukovich - e attualmente in ospedale in precarie condizioni. All'embargo hanno tenuto fede solo gli inglesi, poiché man mano che l'entusiasmo per il campionato calcistico aumentava, simmetricamente diminuiva l'attenzione sul caso dell'eroina della rivoluzione arancione del 2004.

Due giorni fa, in conferenza stampa a Bruxelles, Monti aveva annunciato che sarebbe andato a vedere la nazionale impegnata a Kiev contro la Spagna, e che sugli spalti si sarebbe ritrovato per calcistiche ragioni con Rajoy e non con Merkel.

Rispondendo a chi gli chiedeva del caso Timoshenko e dell'opportunità di rompere l'embargo ha invece detto che «il dossier Ucraina è già stato affrontato prima che io immaginassi di andarci», che del resto il premier spagnolo sarebbe stato presente e che «anche la Cancelliera Merkel sarebbe andata alla finale di Kiev, in Ucraina», e che l'unico impedimento era stato per lei che la Germania non aveva passato le semifinali.

Ieri, la notizia della lettera. Nella quale Monti e Rajoy, oltre a «trasmettere il continuo sostegno alle aspirazioni europee dell'Ucraina», che è in rotta di avvicinamento per il 2017, dichiarano di aspettarsi «una soluzione positiva del caso giudiziario di Yulia Timoshenko e di altri membri del precedente governo, così come richiesto dalla comunità internazionale», nonché «un rafforzamento dello stato di diritto e dei valori democratici che dovrebbero unire i popoli d'Europa». C'è da notare che anche il ricorso in appello alla Corte dell'Aja è slittato a dopo la conclusione degli Europei, al 12 luglio prossimo, ed è stato aggiornato al 9 pure il nuovo processo a suo carico in Ucraina. La lettera di Monti e Rajoy va anche incontro a una richiesta della figlia della Timoshenko che con uso di realpolitik aveva invitato i leader Ue a seguire le partite di Kiev, cogliendo così l'occasione di mettere sotto pressione Yanukovich.

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