Il Premier lo decide il popolo

Il presidente della Repubblica farebbe meglio a non irritarsi se in questi giorni si discute molto su che cosa accadrebbe qualora il governo non avesse più la maggioranza e cadesse. La controversia, innescata dalle vicende di Gianfranco Fini e dei suoi seguaci, è di grande attualità ed è ovvio che i politici, ciascuno dal proprio punto di vista, ne parlino. E se qualcuno, come il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, pensa che sarebbe opportuno tornare alle urne, evitando un ribaltone (cioè un esecutivo sostenuto dall'opposizione più alcuni «disertori» del centrodestra), non c'è da scandalizzarsi. Semmai scandalizzerebbe il contrario. Con quale coraggio si potrebbe mandare all'opposizione chi ha vinto le elezioni e affidare l'esecutivo a chi le ha perse? Un'operazione del genere, architettata appigliandosi alle regole del sistema parlamentare, sarebbe forse formalmente corretta, ma nella sostanza rappresenterebbe uno sfregio alla sovranità popolare.
In qualsiasi democrazia, anche la più scalcinata, governa chi è stato scelto dai cittadini e non chi è stato bocciato. Non bisogna mai dimenticare che - dopo la riforma incompleta introdotta con la legge elettorale - gli elettori, oltre a indicare sulla scheda lo schieramento preferito, tracciano la croce sul cognome del candidato premier. Che senso avrebbe se gli italiani, una volta indicato il capo del governo, se ne ritrovassero a Palazzo Chigi, strada facendo, un altro che non ha ottenuto suffragi a sufficienza?
Il ragionamento dell'onorevole Maurizio Bianconi, e anche il nostro, è tutto qui. Non è un tentativo di interferire nel ruolo di Giorgio Napolitano. Il quale semmai dovrebbe riflettere su certe argomentazioni anziché considerarle irriguardose nei suoi confronti. Non si comprende il motivo per cui il Quirinale abbia reagito così duramente. In una nota chiede di porre fine a «indebite pressioni», a «insinuazioni». E sottolinea che «Bianconi si è abbandonato ad affermazioni avventate e gravi sostenendo che il capo dello Stato sta tradendo la Costituzione». In realtà, il vicecapogruppo del Pdl, nell'intervista al Giornale si è solo detto convinto che non vada tradita la sovranità popolare. Questo dovrebbe bastare a rassicurare il presidente: nessuno lo ha accusato di alcunché, anche perché egli finora non ha fatto niente, in quanto l' esecutivo è ancora in piedi. Indubbiamente, nell'ipotesi di una crisi, sia Bianconi sia il Pdl sia la Lega sono dell'opinione che Napolitano debba senza indugi sciogliere il Parlamento e non concertare una manovra antidemocratica per trasformare la minoranza in maggioranza, come fece Oscar Luigi Scalfaro. E un auspicio. Non un modo indiretto per chiedere in anticipo l'impeachment di Napolitano.
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