Il premier: avanti col lodo per stabilizzare la legislatura e tenere i finiani con noi

«No, il processo-breve così non passa, va rivisto. Dobbiamo andare avanti con il lodo. Vediamo che numeri raccogliamo in aula, come si comportano quelli di Fini, e poi decidiamo». Silvio Berlusconi, in versione pompiere, ha ricevuto nel primo pomeriggio di ieri Ignazio La Russa andato a palazzo Grazioli per capire quale fosse lo stato della trattativa sulla giustizia in vista della sua partecipazione alla trasmissione “Porta a Porta". Reduce dal pranzo con Ghedini, Letta e il ministro Alfano, il Cavaliere, dopo un voto di fiducia andato non proprio come sperava e come gli avevano assicurato, ha cambiato decisamente passo.
Non è certo la preoccupazione di finire «a piazzale Loreto», come profetizzato da Pannella, ad averlo spinto a più miti consigli. Quanto il timore di ritrovarsi senza la maggioranza non solo alla Camera ma anche al Senato. È per questo che ieri il premier ha deciso durante il pranzo di andare avanti «in fretta» sul lodo costituzionale. Un provvedimento dai tempi lunghi, vista la doppia lettura, «che servirà a stabilizzare la legislatura» e a «obbligare i finiani a dare prova di fedeltà». Per comprendere il mutamento strategico del Cavaliere, che ha ancora una volta caricato su Gianni Letta il compito di trovare una tregua con i "finiani'; ci si deve accontentare dei discorsi che il premier fa in questi giorni e del cambio di abitudini imposto al Cavaliere dai suoi collaboratori. Pranzo, ieri, con quella ristretta cerchia di consiglieri che non hanno mai condiviso la battaglia mediatica sull'appartamento di Montecarlo e la "spedizioni" a Santa Lucia. Allentati i contatti con la pattuglia dei "segugi" dell'affaire-Montecarlo, Lavitola compreso anche se pare non aver gradito.
Evitate le uscite pubbliche, copie è accaduto ieri sera per l'incontro all'ambasciata tedesca, e sostituite da più comode e controllate telefonate. Non una parola quindi ieri sera sul battesimo del partito di Fini. «Non diciamo nulla e siamo pronti a smentire qualunque cosa», ammonisce un Paolo Bonaiuti tornato sorridente. Bloccati, perora, «gli sfoghi emotivi», come suggerito anche dal pm Nordio, si lavora ad una non facile intesa che parte ovviamente - dalla giustizia, per poi spostarsi su fisco e federalismo. Sino a ad arrivare, magari, a quel «patto federativo» con Fli auspicato da Ferruccio Saro, uno dei senatori che di recente ha fatto il punto con Berlusconi sulla situazione del gruppo a palazzo Madama.
Tra i gesti distensivi noti c'è da registrare solo la conferma della composizione delle Commissioni (compresa la presidenza della Bongiorno), ma anche la riunione di oggi a Montecitorio dei capigruppo del centrodestra, Bocchino compreso, che ufficializza la terza gamba. In attesa di vedere qualche segnale positivo, Berlusconi continua mordersi la lingua, come ha già fatto ieri l'altro al Quirinale, e lavora alla riorganizzazione della macchina del partito. Scopo principale della lunga riunione di ieri con Mantovani e Brambilla, la creazione in ogni circoscrizione elettorale di un gruppo di venti promotori in grado di contribuire a risollevare le sorti del Pdl. Partito che secondo il sondaggista Crespi è ben sotto il 30 per cento.
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