Preferisco di no

Ieri mattina, tra una seduta e l'altra, a Palazzo Madama nessuno sapeva delle anticipazioni dell'Espresso secondo cui il presidente dei Senato Renato Schifani sarebbe indagato per mafia. E nessuno, una volta informato, si è scomposto. "Ho presieduto fino a un attimo fa", liquida andandosene in fretta Emma Bonino.
La capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro sgrana gli occhi: "Non ne ho idea", dice senza smettere di camminare. I giornalisti, almeno quelli che non sono in sala stampa a guardare il cartone animato Futurama, circondano un disponibilissimo Nicola Latorre, vicepresidente dei senatori Pd, che non trattiene il suo buonumore.
Che aumenta quando una cronista gli comunica la smentita del procuratore capo di Palermo, secondo cui il presidente del Senato non è iscritto nel registro degli indagati. "Bisogna credere ai magistrati", fa spallucce Latorre. E se si confermasse la notizia? Il Pd chiederebbe le dimissioni di Schifani? "Bè, certi atti politici non si possono certo decidere nei corridoi del Transatlantico! E poi auguriamoci che non sia così".
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