Prè, stop alla birra ma nessuno ferma lo spaccio

Dalla Rassegna stampa

Le parole del responsabile della sicurezza del Pdl, Gianni Plinio, riecheggiano in via del Campo. Le gracchia la radio del fruttivendolo, Mustafà. Anche lui chiede alle istituzioni di fare qualcosa per la sicurezza. Poi mostra orgoglioso il manifesto del film di Mohammed Hammoussi "Permesso di soggiorno" che ha appeso a una parete sopra le casse delle verdure. È l'immagine simbolo di una zona del centro storico, quella tra Porta dei Vacca e la Commenda, in cui alcol, droga, coltellate e risse la fanno da padroni. Davanti all'ospizio per i pellegrini, ora museo storico, è scattato all'alba il coprifuoco: una pattuglia mista di poliziotti, alpini e vigili urbani si è piazzata davanti ai locali che vendono alcolici. Quelli su cui calerà, con tutta probabilità, l'ordinanza con la quale l'assessore alla sicurezza Francesco Scidone vuole vietare la somministrazione di alcol già a partire dalle 14. L'ordinanza sarà esecutiva dopo l'incontro con residenti e commercianti di mercoledì. Contro la scelta "proibizionista" i Radicali genovesi: «Pensare di rendere le città più sicure proibendo la vendita di alcolici in orari prestabiliti, è sbagliato: la criminalizzazione implica la crescita dell'offerta illegale della criminalità».

Una misura che dovrebbe però porre un freno al degrado e alla violenza. Le risse sono all'ordine del giorno. Soprattutto per via di una guerra in corso tra spacciatori. Ce ne sono troppi e ogni gruppo cerca il suo spazio. L'ultimo episodio è accaduto ieri mattina alle 7.30 in via Doria con un ventitreenne del Gabon colpito con due fendenti da una coppia di balordi. E al San Martino in condizioni gravissime: i medici lo hanno operato due volte cercando di tamponare le emorragie. La prognosi è riservata. I carabinieri indagano per tentato omicidio. Prima di raggiungere la Commenda i "pusher" si fanno sentire: «Hai bisogno?». In questa zona sono quasi tutti nordafricani. Basta fermarsi un attimo davanti a un Call Center per vederne uno in azione: vi è entrato dentro per recuperare un pezzo di "fumo" e consegnarlo a un "cliente". Tutto avviene alla luce del sole. Nessuno si accorge dei cronisti del Secolo XIX fermi all'angolo. La stecca di hashish passa di mano in mano e così anche i soldi, venti euro (la scena è stata ripresa in un video, pubblicato sul sito del nostro giornale). Questo è quanto succede, a qualsiasi ora del giorno, in una delle strade più "calde" del centro storico. Che la polizia sia lì a due passi non interessa a nessuno. Decisamente diverso è il clima che si respira alla Commenda. La domenica è il giorno in cui si riunisce la comunità di latinoamericani dei vicoli per fare "festa" e bere dopo una settimana di lavoro. Adesso non c'è nessuno. Questo non significa che la birra non scorra a fiumi.

Nonostante le forze dell'ordine siano lì da ore, si beve alla grande, nei bar e per strada. L'unica differenza rispetto al passato è che ora lo si fa in modo più discreto. Fino a quando il provvedimento del sindaco non sarà approvato, gli agenti delle volanti possono intervenire solo per riportare alla calma chi ha bevuto un po' troppo e sanzionare gli esercenti che hanno dato loro da bere. Tutto qui. Ma è già qualcosa: le scalette, trasformate troppo spesso in discariche a cielo aperto di bottiglie vuote, sono pulite. L'atmosfera è distesa: una mamma gioca con i figli piccoli, sui muretti due africani schiacciano un pisolino. Che qualcosa sia cambiato o stia cambiando è evidente. Il cinese del Shangai Super Market ha già messo le mani avanti, appendendo sul frigo delle birre un cartello in cui spiega che dalle 14 non servirà più un goccio di niente. È l'unico che scuote la testa quando gli si chiede da bere. I titolari di altri due negozi, invece, non si fanno alcun problema.

Le bottiglie da 66 centilitri costano relativamente poco: da 1.50 a 3 euro. Dipende dalla fortuna. È il prezzo del biglietto per l'oblio e l'emarginazione. I soldi di piccolo taglio girano. Gli affari non mancano. Da un giorno all'altro potrebbe cambiare tutto. Oppure no.

 

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