Il potere, gli affari e le donne. Quel che unisce Silvio e Vladimir

Dalla Villa di Porto Rotondo alla Dacia sul Lago Valdai. Dalla bandana al colbacco. Sorrisi, ammiccamenti, affari e sentimenti. Storia di una grande amicizia. Quella tra il Cavaliere e lo "Zar". Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Molto si è parlato, e l`Unità lo ha fatto prima degli altri, del «Patto del gas» stretto dai due "amici", via Eni e Gazprom, mal digerito dall`inquilino della Casa Bianca, Barack Obama. Ma non è di soli affari - per quanto miliardari - che si nutre l`amicizia tra il premier italiano e il vero padre-padrone della «nuova Russia». Ciò che unisce Berlusconi e Putin è una visione del potere, una concezione «deregolamentata» della democrazia, e una diffidenza, che spesso si trasforma in aperta ostilità, verso la stampa libera e una opposizione che osi parlare, e rivendicare, il pieno rispetto di spazi e regole di democrazia. Più della Bielorussia, più della Libia. Il super Paese-pacchia per il Cavaliere è la Russia dei nuovi oligarchi e dei loro protettori politici. La Russia di Vladimir Putin. Non c`è un atto compiuto dall`amico Vladimir che il Cavaliere non abbia difeso, se non dichiaratamente avallato. Ecco allora che i massacri compiuti dalle truppe russe in Cecenia vengano liquidati da Berlusconi come una «leggenda» inventata da giornali ostili. Scriveva su La Stampa Barbara Spinelli: «Proprio lui, che si vanta d`aver costruito una visione del mondo sulla lotta al comunismo e che sempre ricorda i disastri prodotti dal totalitarismo comunista, abbraccia oggi un regime che di quel disastro è figlio e continuatore, e sul quale regna sempre più fortemente l`ex Kgb da cui Putin proviene....». Era il 2002. Sono passati sette anni d`allora; sette anni in cui l`amicizia tra il Cavaliere e lo «Zar» non ha subito smagliature. «Berlusconi non solo mostra di non conoscere la Russia... Non conosce nemmeno da dove veniamo noi: da quale idea della democrazia, della correttezza istituzionale, della libertà di stampa. Finge di ignorare e mostra di sprezzare tutti coloro che, in nome di questa libertà, si oppongono oggi a Putin: giornalisti indipendenti come Anna Politkovskaja, che sulla Cecenia raccontano non già leggende ma fatti, ed ex dissidenti come Vladimir Bukowski, Sergej Kowaliov, o la vedova di Sacharov Elena Bonner....». Così rifletteva nello stesso articolo Barbara Spinelli. Anna Politkovskaja ha pagato con la vita il suo essere giornalista indipendente, scomoda al regime. E come lei sono stati eliminati altri giornalisti scomodi, attivisti dei diritti civili. Sulla Cecenia, Berlusconi non ha mai avuto dubbi: «In Cecenia c`è stata un`attività terroristica con molti attentati anche contro i cittadini russi senza che ci fosse mai una risposta corrispondente». L`amicizia fa chiudere gli occhi. Fa fare sconti incredibili. I dimostranti vengono presi a manganellate a poche centinaia di metri dallo stesso palazzo Kostantinovsky dove poche ore prima Berlusconi era stato ricevuto da Putin (15 aprile 2007)? Centinaia di oppositori vengono arrestati? Nessun problema. La colpa, spiega Berlusconi, è della stampa che ha "gonfiato" la repressione delle manifestazioni a San Pietroburgo e Mosca. La verità, giura, è che al Russia è un Paese che crede nella democrazia: «Ma non in una democrazia di secondo piano». Nella «verità» capovolta del Cavaliere, i colpevoli sono i dimostranti: «Lo so - spiega perché ero con Putin mentre parlava con il ministero dell`Interno: l`opposizione aveva organizzato manifestazioni in strade non concesse dal comune per questioni di traffico». Ecco tutto. Nulla di grave, in fondo. La polizia ha soltanto fatto il suo dovere. Per facilitare il traffico....» . E aggiunge, beato, qualche ora dopo: «C`è in Russia il problema del successore di Putin: lo stesso Putin mi ha detto che se mi fossi presentato, sarei stato sicuramente io». L`amicizia tutto giustifica. Cosa rappresenti il Cavaliere per il nuovo-vecchio potere moscovita, lo chiarisce benissimo il quotidiano Izvestia (di proprietà di Gazprom Media): Silvio è «l`avvocato difensore della Russia »: uno che vuol «mettere la parola fine al processo di allontanamento tra l`Europa, gli Usa dalla Federazione russa». Tutto sembra unire il Cavaliere e lo Zar, nel pubblico e nel privato: «Sulla stampa si parla di molte belle giovani donne... penso che non sia una sorpresa se vi dico che mi piacciono tutte..». È Berlusconi a dirlo? No, è un imbarazzato Putin in risposta ad una giornalista russa che gli chiedeva di confermare o meno le indiscrezioni su un suo prossimo matrimonio con la deputata di Russia Unita, ex campionessa olimpica, e di un divorzio già avvenuto dalla moglie Ljudmila. A fianco dello Zar c`era lui, il Cavaliere amico. Si era a Porto Rotondo, nella Villa del presidente del Consiglio. L`attimo non fuggente: prima che Putin risponda, un Berlusconi sorridente mima con le mani un mitra e lo indirizza verso la giornalista che, poco più tardi, scoppia il lacrime visibilmente scossa da quell`uno-due di parole e gesti. L`immagine fa il giro del mondo. Solo i laudatores nostrani plaudono. Gli altri si vergognano. Ricordando che in Russia in dieci anni sono stati uccisi 200 giornalisti».
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