Polverini, Bonino e l'autolesionismo riformista

Dalla Rassegna stampa

Paradossalmente, le difficoltà insorte nel Pdl, in seguito all’aspro confronto Fini-Berlusconi, rischiano di creare più problemi nel centrosinistra che nel centrodestra. Non è un caso che Gianni Letta abbia subito mangiato la foglia e lavori affinché il Cavaliere capisca che, con la riattivazione politica di Fini, il Pdl può svolgere il doppio ruolo di partito di governo e di «opposizione». Anche Bossi l’ha compreso, e la cosa non gli piace: avverte lo scippo. Mentre Di Pietro, svelto come una faina, ha aperto un ponte verso il presidente della Camera. Il Pd, dunque, rischia di trovarsi nelle pesti, più di prima.
Il riformismo come velleità: è il velo di cipolla che separa Bersani da Berlusconi. Più precisamente: senza un progetto alternativo di società - solidarietà contro egoismi (magari federalistici), recupero pieno del nesso etica-politica, nuovi diritti e nuovi doveri - il Pd rimane sostanzialmente ininfluente circa le dinamiche nazionali (e, a maggior ragione, quelle internazionali). Una marginalità che non fa bene alla democrazia.
Senza progetto alternativo, non c’è linea politica: e viceversa. Da qui i distinguo su tutto e, spesso, i litigi, al centro come in periferia. Una socialdemocrazia desolante, con errori a catena e autogol continui. Ne sottolineo uno, per il suo significato emblematico. Elezioni in Lazio: all’inizio della campagna elettorale avevo inviato, nella mia veste di presidente della Fondazione Diritti Genetici, un’identica lettera alle due candidate, chiedendo loro di dire, prima del voto, se, in caso di successo, avrebbero mantenuto la Regione libera da Ogm, vista l’avanzata legge regionale varata in merito dalla giunta Marrazzo. Mentre Renata Polverini ha colto la palla al balzo, pronunciando un sì argomentato e netto, attendo ancora la... risposta di Emma Bonino. «Liberale e liberista» (Emma finge di non sapere che sono due termini antitetici), la radicale di una volta ha trascinato nella sconfitta il centrosinistra, incapace persino di profittare dell’assenza a Roma della lista del Pdl (!).
Se si aggiunge la perizia scientifica con cui il Pd ha fatto di tutto per segare le gambe a Nichi Vendola in Puglia uno dei pochi governatori (ri)presentabili - per fortuna senza riuscirci, si ha il quadro preciso dell’autolesionismo dei «riformisti». Cosa che i lavoratori, i giovani, le persone serie di questo Paese non meritano.

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